L'ordine del tempo

 Partendo da una mostra svoltasi ieri a Vicenza, il cui titolo era l´ordine del tempo, oggi vi scriverò di questo argomento che mi ha sempre interessato.

Allestimento mostra: credit Lorenzo Ceretta
Qui il video della mostra


Il fluire del tempo, questo il tema della mostra, come spiegato nel video della mostra. 

Il tempo che tutto cambia, deforma, in cui tutto diviene e non diviene ma tutto può essere.

Il tempo non ha tempo, se non l'afferri resta ciò che dà

Il mio cuore sta compiendo gli ultimi passi. 
Siamo nello scadere del tempo, mio Bianconiglio. Non lo senti il ticchettio dell’orologio che si sta rompendo? 
Il Tic sta scandendo il definitivo Tac mentre tu ti teletrasporti di qua e di là dimenticandoti del presente. E quando sarai fuori sincronia  disperso nell'oblio del mio addio sarà troppo tardi. 


L'ordine del tempo Carlo Rovelli

Provehimur portu terraeque urbesque recedunt 
(Eneide, liber III)
così un antico verso virgiliano ci restituisce un’immagine insolita del movimento… a suo avviso a muoversi non è la barca ma sono le terre e le città. Newton e Galilei, coscienti della relatività della velocità, sorriderebbero di fronte a questa affermazione ma, centinaia di anni dopo, Albert Einstein sconvolge la panoramica del mondo scientifico, abolendo l’osservatore privilegiato nella descrizione del moto, mettendo in discussione il grande polso cosmico che regola gli eventi, dando vita a numerosi studi sulla fisica relativistica.
Già nel Carpe diem oraziano e successivamente nell’ode 9 risalta il filtrare metaforicamente la vita (vina liques) dalle emozioni, dalla parte del vissuto inutile, sganciandosi dall’ansia del futuro, sapendo discernere i petali che compongono la corolla della vita. E se Seneca nel De brevitate vitae divide la vita in tre tempi – per l’appunto passato, presente e futuro – e ammette che la fortuna ha perso la sua autorità nelle azioni passate, altrettanto non accadrà in Agostino, per il quale tutto è solo ed esclusivamente rapportabile al presente. Effettivamente dobbiamo riconoscere al filosofo d’Ippona il merito di aver anticipato concettualmente la nozione locale e non globale del presente: noi percepiamo il tempo solo rispetto a qualcosa, portando al dissolvimento, nella grammatica elementare del mondo, dello spazio-tempo; il messaggio del libro è inequivocabile: il grande palco senza gli attori, la gelatina in cui viviamo incastrati non trova spazio nei processi che trasformano quantità fisiche le une nelle altre, di cui possiamo calcolare solo probabilità e relazioni. Effettivamente anche altri filosofi a lui posteriori sembrano, abbracciando a tratti il “presentismo”, aver chiaro che il tempo e lo spazio si misurino solo attraverso il coesistere nel e con il mondo. Ockham, ad esempio, «sostiene nella sua Philosophia Naturalis sia i moti del cielo che quelli in sé», Husserl distinguerà il tempo fisico dalla percezione interna di esso e Heidegger concluderà che «il tempo si temporalizza sono nella misura in cui ci sono esseri umani. Anche per lui tempo è il tempo dell’uomo, il tempo per fare, per ciò di cui l’uomo si prende cura […] e finisce di per identificare la coscienza interna del tempo come l’orizzonte stesso dell’essere».
«L’assenza del tempo non significa quindi che tutto sia gelato o immoto, significa che l’incessante accadere che affatica il mondo non è ordinato da una linea del tempo […] è una sterminata rete di eventi quantistici» afferma Rovelli, assimilando il mondo a un insieme di eventi. Non a caso in molte parole che usiamo quotidianamente è presente quella che i filosofi definiscono “indicalità”, tutti gli elementi deittici del discorso fanno riferimento a un contesto esplicito, a un punto di vista e al variare di questo varia anche il significato intrinseco della nostra azione comunicativa: il cambiamento non è ridotto a illusione, semplicemente non avviene nell’ordine del globale.
 
Rovelli a teatro che parla del suo libro
 
Descrive il libro con immagini (molto interessante)



audiopoesia

Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere,
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.

Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guadarlo sull’orologio.

Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.

Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.



Parlando del tempo , non posso non citare il grande De Crescenzo.
linko un breve sunto del suo film così Parlò Bella vista in cui parla del tempo.

Il film completo in questo Link

– E a te chi te l’ha detto che oggi è il 31 dicembre? Ti debbo dare una brutta notizia: non solo non esiste il 31 dicembre ma non esiste nessuna giornata del calendario per cui tu possa dire “oggi è il 31 dicembre”. Sarebbe più corretto dire che è sempre il 32 dicembre! Che ora è, Alfonso?

– Ora sono le sette.


 – A Napoli, sono le sette. In questo momento a Calcutta è mezzanotte. Se tu ti trovassi a Calcutta, festeggeresti la mezzanotte di Calcutta o aspetteresti quella di Napoli?

– Aspetterei la mezzanotte di Napoli.

– Perché tu sei convinto che la mezzanotte di Napoli sia “più mezzanotte” di quella di Calcutta! Il problema è che il tempo non esiste. È tutta una convinzione: tu festeggi il 31 dicembre perché sei nato cristiano; fossi nato musulmano, festeggeresti il 28 febbraio; fossi nato copto, festeggeresti il 18 agosto; se fossi nato maronita festeggeresti il 30 settembre. Non esiste un giorno che segni la fine dell’anno!

Negli anni, Luciano De Crescenzo ci ha regalato tante preziose lezioni di vita. Una delle mie preferite riguarda ancora una volta il tempo, ma questa volta da un punto di vista meno fisico e più umano. Sempre nel film “32 dicembre”, De Crescenzo spiegò che il tempo ha senso di esistere solo se lo si riempie di emozioni; in caso contrario, non è altro che il movimento delle lancette di un orologio.

Il tempo è come una linea. Se vivi senza emozioni, quella linea è retta, pertanto la tua età corrisponde esattamente agli anni che hai trascorso su questa Terra. Ma se lo vivi con emozione quella linea non è retta, perché è un continuo salire e scendere, salire e scendere. In questo modo, potresti essere su questa Terra da sessant’anni ma la tua età potrebbe essere rimasta ancora molto indietro, perché la linea del tuo tempo si è piegata su se stessa, rifiutandosi si seguire quella retta del tempo.

D’altronde, l’età, proprio come il tempo, è solo un’invenzione. Ciò che più conta è vivere al massimo delle nostre possibilità il tempo che abbiamo a disposizione.

Il tempo è un’emozione ed è una grandezza bidimensionale, nel senso che puoi viverlo in lunghezza o in larghezza. Se lo vivi in lunghezza, in modo monotono e sempre uguale, dopo 60 avrai 60 anni.

Se invece lo vivi in larghezza, con alti e bassi, innamorandoti e magari facendo pure qualche sciocchezza, magari dopo 60 anni avrai solo 30 anni.

Il problema è che gli uomini studiano come allungare la vita, quando invece dovrebbero studiare come allargarla.

Vedi, esiste un tempo esterno e un tempo interno. Il tempo esterno è quello degli orologi, dei calendari, ed è uguale per tutti. Il tempo interno, invece, è un fatto personale nostro, come il colore degli occhi e dei capelli, ed è diverso da persona a persona. Ecco perché ci sono persone che hanno 60, 70 o 80 anni ed hanno l’impressione di averne 20. La verità è che non è un’impressione: ne hanno davvero 20.

Luciano De Crescenzo


film completo
Commedia a episodi tratta dal libro di De Crescenzo "Oi dialogoi". 
"Ypocrites". Il Cavalier Ercole De Filippo rifiuta la realtà e preferisce pensare di essere Socrate, così la moglie per accontentarlo ingaggia due comparse a Cinecittà perché fingano di essere suoi discepoli.
"La gialla farfalla". Due anziani innamorati riescono a scappare dagli avidi nipoti che vorrebbero rinchiuderli in una casa di cura.
"I penultimi fuochi". Un padre di famiglia rimanda i festeggiamenti del capodanno fino a quando non sarà in grado di comprare un adeguato numero di fuochi d'artificio.



Il mio film ideale sarebbe stato Ritorno al futuro ma ha già un suo post dedicato (cliccare per leggerlo)
 
ma in alternativa, oltre 32 dicembre, ho trovato anche questo film
 
SPAZIO 1999: OLTRE LO SPAZIO-TEMPO (1976) 
(Questo film è un cerchio che si chiude, nel senso che nel 1999 è nata la mia Giulietta, e invece nel 1976 son nata io!!)

colonna sonora

Ho bisogno di te
E di credere
Che l’amore che hai
Può resistere
Ma il silenzio che mi dai
Fa riflettere però ho bisogno di te
Ho bisogno di te

Hai ragione anche tu
Non so fingere
Ma l’amore che do
Sa distinguere
Il dolore più assordante
Dall’immagine
Che hai lasciato per me
Che hai nascosto da me

L’ordine del tempo
Mi ha portato qui
A confondere un inganno
Con i brividi
Non vedi che te stesso ed io non posso darti meriti
Ma c’è una cosa che ti devo
L’ultima cosa che ti devo
Sono io

Hai bisogno di me
Non puoi smettere
Ma l’amore che hai
È invisibile
Il silenzio che mi dai
Lo sa descrivere
Non hai bisogno di me
Quando hai bisogno di te

L’ordine del tempo
Mi ha portato qui
A confondere un inganno
Con i brividi
Non cerco il compromesso che purtroppo non ti meriti
Se c’è una cosa che ti devo
L’ultima cosa che ti devo
Ora che il mio tempo mi ha portato qui
A pagare questo inganno con i lividi
Non vedi che te stesso ed io non posso darti meriti
Ma c’è una cosa che ti devo
L’ultima cosa che ti devo
Sono io

È un addio
Addio
Dal silenzio che mi dai
Io voglio andarmene
Non hai bisogno di me
Non hai bisogno di me
L’ordine del tempo si è fermato qui
Perché i giorni dell’inganno
Hanno limiti
Il bene che ho concesso non ammette sottotitoli
Questa è la cosa che ti devo
L’ultima cosa che ti devo
Sono io
E’ un addio
Addio

Il silenzio che mi dai
Mi fa decidere
Non ho bisogno di te
Non ho bisogno
Non ho bisogno di te
Io non ho più bisogno.

Versione "live" suonata in studio in presa diretta dell'omonimo brano 
L'ORDINE DEL TEMPO
Steve La Rock
 


Audiolibro










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