La donna che partoriva gatti

  



"Occhi grandi color cielo e profondi quanto il mare ma bui come la morte."
Tu che mi guardi e mi lisci le gambe, ti trovai lungo il bordo della strada. Tu, che nessun'altra voleva, solo io ti accolsi.
Mangia povera bestia che così sei troppo magra per esser amata come si deve.
"Fritshhh... Gattaccio!! Mi hai graffiato ma io ti perdono e con questo coltello ti battezzo a essere mio figlio."
Alessandra prese il coltello e con un colpo secco gli recise la coda. Il gatto impazzì di dolore ma per poco, perché lei prima di questo gli aveva fatto una puntura e il gatto era semi-drogato mentre lei lo accarezzava dondolandoselo avvolto in un panno ormai intriso di sangue. In quella stanza nessuno li poteva sentire.
Con meticolosità lavò via il sangue dal coltello e lo ripose in un angolo nascosto del giardino. Presto sarebbe arrivato Remo, suo marito e la cena andava celebrata con ogni devozione. Mise il grembiule di pizzo sangallo, regalo della nonna e canticchiando preparerò l'arrosto. Cucinò con allegria più sorridente del solito, quell'arrosto era il suo piccolo esperimento andato a male. 
Il gatto mutilato, non aveva superato la notte. A volte succedeva, altre no, capitava che resistessero almeno fino alla seconda fase, l'amputazione degli artigli e la rasatura. Alla terza mai. Morivano tutti. Si vede che avevano preso dalla parte della suocera, di costituzione troppo esile. Lei no, era perfetta e presto avrebbe dato alla luce un bel gatto simile al suo Remo. Sì, sarebbe andata proprio così.
 
Remo rientrò stanco e umido di pioggia. Giornata pesante a lavoro e al suo rientro aveva aiutato la piccola Beth a cercare il suo gatto Marx ma senza speranza. Quante lacrime aveva versato quel bellissimo faccino tondo incorniciato da riccioli nerissimi.
Appena si levò le scarpe per mettersi le ciabatte, sua moglie Alessandra gli si materializzò davanti. Con un gran sorriso e un abbraccio tutto per lui. Di rimando Remo la strinse a sé e nel farlo avvertì un odore acre, di un corpo in putrefazione, di morte. Non vi fece troppo caso, l'igiene di Alessandra ogni tanto lasciava a desiderare e, lui era troppo delicato per farglielo notare. 
Lei gli chiese come mai era in ritardo e lui rispose che aveva aiutato la piccola Beth a cercare il suo gatto. Lo sguardo della moglie non cambiò espressione ma dalle labbra sorridenti uscì un - schifosa - triturato tra i denti gialli ma ben udibile. Lui si scostò dalla moglie e chiese: “Cosa Alessandra??” lei sorrise e risposte subito: “Stavo parlando di me, non ti stavo ascoltando!” poi si sciolse dall'abbraccio e corse in cucina. Ma quella sua voce cattiva s'incastrò nella mente di Remo senza un vero motivo apparente. Alessandra in cucina invece pensava a Beth la bambina impicciona. Gli era sempre stata antipatica, il suo gatto no, quello meritava di essere partorito da lei. Ma la bambina doveva sparire perché Alessandra sentiva che avrebbe portato solo guai. Mentre chiamò suo marito per la cena, un miagolio attraversò la cucina assieme a una scia di sangue e lei a occhi sbarrati vide Marx correre verso il soggiorno in cui si era accomodato Remo. Alessandra smise di respirare, ma quando sentì che Remo era invece salito in camera, riprese fiato e corse per far uscir il gatto, più velocemente possibile. Poi prese il coltello e si ferì un dito per giustificare la scia che aveva lasciato il gatto. 
L'urlo arrivò fin in camera da letto, Remo scese di colpo e vide che Alessandra correva avanti e indietro con un dito pieno di sangue. Lei gli disse di essersi tagliata con il coltello mentre preparava la cena. Le dinamiche gli parvero ambigue ma al momento corsero subito al pronto soccorso dove glielo medicarono. Di ritorno a casa trovarono ad attenderli, Beth con il gatto anche lui medicato. Stava facendo le fusa. Remo fu felice della visita, Alessandra un po' meno anche perché alla vista di quella bambina Remo si dimenticò del dito tagliato di Alessandra e le corse incontro. Il gatto appena la vide schizzò via impaurito. Tutti e due la guardarono confusi e in quell'attimo l'odio per la bimba divenne talmente palpabile che Alessandra che corse in casa prima di commettere gesti inconsulti. Appena Remo rincasò lei non fece una piega, era già seduta a tavola con un sorriso soave nel volto, il più soave che gli avesse mai rivolto. Remo appena vide di nuovo l'arrosto gli chiese se si potesse avere qualcos'altro e la moglie ubbidì sempre in silenzio. Poi vista l'ora si prepararono per la notte. Remo si addormentò subito mentre Alessandra meditò parecchio su quello che fra qualche ora avrebbe fatto. Nella tisana di Remo aveva messo del sonnifero. Dopo che ebbe fatto effetto, silenziosamente uscì nella notte e guardò in direzione della casa di Beth, sapeva dove tenevano le chiavi di casa, erano vicini da parecchi anni. Anche troppi. Dall'anta segreta aveva preso il coltellaccio e silenziosamente aprì la porta e salì le scale. La casa era avvolta nel buio, tutti dormivano, lei lo sapeva. Entrò nella cameretta della bimba, anche lei dormiva, il gatto non c'era. 
Arrivò a un palmo di naso dalla bambina, quando ella sbarrò li occhi e si guardarono nella penombra.
Si guardarono in silenzio per un minuto buono, poi Alessandra rapida le fece una puntura e Beth crollò subito, e la trascinò nella sua cantina. Quella che Remo non sapeva neanche di avere. La buttò lì perché era quasi mattina e Alessandra doveva riprendere il ruolo di moglie perfetta, prima che lui si svegliasse. Ma qualcosa andò storto e lo trovò già sveglio che sorseggiava caffè.
Remo la guardò incuriosito, vedendola entrare dalla porta che della cucina che dava sul retro.
“Dove sei stata?” chiese perplesso.
"Cosa diavolo ci faceva già in piedi??" Pensò Alessandra. Poi si ricordò della sua trasferta odierna, fuori città, e si maledisse di essersene dimenticata. A suo pro però c'era che avrebbe avuto tutto il giorno per farla pagare alla bambina.
“Ti aspettavo! Per darti il buongiorno!” prese e lo baciò con tenerezza. Remo parve crederle e poi chiese: “Cosa hai fatto al braccio??” Alessandra si guardò il braccio doveva esserselo tagliato nel trascinare fuori la mocciosa. Lei non rispose e gli diede come ogni mattina un fazzoletto pulito ma nel darglielo le cadde di mano un bottoncino. Remo lo raccolse ma per la fretta mise tutto in tasca e uscì di casa. Mentre accendeva la macchina, fu richiamato dalle urla dei vicini di casa e dalla confusione che lì si percepiva regnare in quel momento. Che la moglie avesse scoperto che lui la tradiva con la segretaria? Pensò Remo distrattamente mentre usciva dal vialetto, imboccando la strada principale.
Alessandra fece colazione e poi legando i lunghi capelli neri si preparò a scendere in cantina per la resa dei conti. Dopo la bambina, avrebbe pensato al gatto. Avrebbe abortito lei e concepito un gatto ovvero avrebbe ucciso la bambina e avrebbe creato il suo bambin gatto perfetto.
Sì, sarebbe andata proprio così.
 
Remo d'improvviso si ricordò che aveva dimenticato i documenti a casa e vi fece subito ritorno. Parcheggiando nel marciapiede vide una volante della polizia a casa dei vicini e la madre che piangeva disperata. Si avvicinò e la donna stava dicendo in lacrime all'agente che la bimba quella notte indossava un pigiama con dei bottoni rossi e gli stava mostrando una foto. Un flash lo trafisse, prese il bottone dalla tasca e lo guardò, era identico a quello del pigiama di Beth. Cosa significava? Perché lo aveva in mano Alessandra? Troppe domande gli vorticavano in testa. Entrò in casa e la chiamò ma non rispose nessuno. Allora iniziò a cercarla in giardino quando vide il gatto della bambina che miagolava vicino a un cespuglio, dal quale filtrava della luce. Si avvicinò e notò allibito una porta chiusa da dentro. 
L'ansia divenne paura e cercò di forzare la serratura senza riuscirci.
Era tardissimo ma al diavolo tutto, quella porta andava aperta…
Alessandra nel frattempo era scesa, dentro la cantina tanto che il rumore delle urla di Remo e lo sbattere della porta non le giunsero.
La bimba piangendo terrorizzata si era raggomitolata in un angolo, appena Alessandra si avvicinò iniziò a piangere ancora più forte e a urlare. Allora lei la prese e le dette uno schiaffo e poi un altro e un altro ancora, finché la bimba non tacque terrorizzata. Ad Alessandra lo sguardo della bambina ricordò quello del suo gattino che continuava a miagolare, tanto che per farlo smettere fu costretta a tagliargli la gola. Troppo piccolo per poter essere usato.
Nemmeno Beth andava bene, era troppo maliziosa e cattiva. Le avrebbe rubato l'amore di Remo. Non provava pena per loro, erano esseri imperfetti che il mondo non avrebbe desiderato veder crescere. Nel frattempo Alessandra avvertì dei rumori e capì che stavano colpendo la porta, e che presto avrebbe ceduto, la bambina approfittando di quell'attimo di smarrimento diede ad Alessandra un calcio nella pancia, riuscendo così a liberarsi dalla sua prese e iniziò a correre in direzione della porta, da dove venivano i rumori. Ad Alessandra Il coltello cadde dalle mani e per prenderlo si tagliò.
Beth cercava di salire le scale ma Alessandra le aveva acchiappato la gambina e la stava trascinando giù, gradino per gradino. La bambina urlava e Alessandra sorrideva felice.
Quando la porta fu buttata giù definitivamente dagli agenti e Alessandra vide che qualcuno stava scendendo prese Beth per il collo per usarla come scudo. Beth iniziò di nuovo a urlare e a picchiarla in faccia ma lei la tenne ferma e con l'altra le puntò il coltello sul collo. Fu questa la scena che si trovarono di fronte Remo e gli agenti che erano entrati con lui. Ad Alessandra crollò il mondo addosso resasi conto di essere stata scoperta, e mentre stava per tagliare la gola alla bambina, il gatto Marx le saltò in faccia e iniziò a morderle occhi e naso ed artigliargli il viso. Alessandra cadde all'indietro e battendo la testa nel lavello svenne. La bambina corse da Remo piangendo. Remo vide nella stanza resti di gatti morti e altro. Uscì disgustato. Era questo il mostro che aveva sposato? La polizia portò via Alessandra, lasciando un uomo distrutto, che solo qualche ora prima pensava di dover diventar padre, e ora in brevissimo tempo scopriva che la donna che amava non solo non era incinta, avendo trovato un cuscino a forma di pancia, che gli doveva essere caduto nella lotta ma seviziava pure i gatti e bambini per qualche oscuro motivo. Ricoverata in un ospedale psichiatrico, Alessandra fu messa in isolamento. Così la rivide Remo dallo spioncino, assorta mentre si dondolava con un gattino di peluche in braccio a cui mancavano pelo occhi e coda. Ogni tanto si sdraiava mimando il parto e poi picchiava l'animaletto e ricominciava il dondolamento. Così per ore e per giorni. Finché non si rompeva del tutto e allora ne cercava uno nuovo. Remo ebbe tanta pena per lei e la collera diminuì fino a diventar pietà, sia per se stesso che per lei. Chiese il divorzio e si trasferì altrove per dimenticare. Senonché quando giunse nella nuova città e nella sua nuova casa, assieme ai pacchi, trovò un gattino nero che miagolava. Lo prese portandolo dentro, forse non tutto era davvero finito o semplicemente era solo un nuovo inizio.
L'ultimo spermatozoo
Si racconta, che dopo l'ultima guerra mondiale dove morirono milioni e milioni di persone, ci fu un'altra guerra, quella dei sessi. In questa guerra prevalsero le donne e il maschicidio fu dilagante a livello mondiale. Il livello di testosterone si abbassò sotto la soglia minima della preservazione della specie.
La situazione era preoccupante, quando le più potenti leader politiche si riunirono è determinarono la nascita di un macchinario che avrebbe estratto dall'avariato corpo maschile il prezioso sperma che avrebbe dato vita a nuove creature.
Le ingegnere si misero subito al lavoro, ma il "materiale primo" era diventato più raro dell'acqua nel deserto. Furono inviate spie in tutto il mondo, per stanare maschi nascosti dentro gli armadi, nelle soffitte, nei caveau sotterranei oppure nei costosi bunker di donne ricchissime e disperate. Dalla crociata furono deportati fino alla casa pink (una volta bianca) un gruppo esiguo rimasto ancora sulla terra. Nella lista leggiamo: Dan mai ucciso perché scambiato per un divano. Nyo l'uomo ninja alto un metro e un tappo ma più veloce di un gatto spaventato. Andrea scambiato per anni per donna ma poi beccato a far pipì in piedi, mai debolezza gli fu più fatale. Simone topo di biblioteca, si dice si nascondesse fra i saggi i lingua bizantina. Massimo spia anch'egli e quindi abile nella fuga, fu tradito dal web dove lasciò incaute prove di dove fosse. Alberto portato via dai peggior bar di Caracas, sembra si fingesse statua di legno esposta sul retro del bar. Il girone degli ultimi spermatozoi fu portato davanti la corte suprema per essere giudicato sulla loro effettiva utilità. Si schierarono nudi davanti alla commissione e a testa basta furono giudicati. “Tutto qua?” gracchiò Thelma la Premier africana, facendo uno sguardo schifato alle dimensioni ridotte dei sopravvissuti. “Tutto qua...” ammise Liz Premier inglese, sbadigliando.
Saltò in piedi l'italiana Angelica che gridò: “Ma non vedete donne mie il futuro?” diede una pacca sul sedere a Massimo e strizzò l'occhio ad Alberto passandogli accanto. Poi rivolta di nuovo alle altre Premier disse: “Diamo loro una possibilità di conquistarci. In fondo questi relitti sono il nostro futuro e accidenti a loro, io credo nel NOSTRO futuro” Ricevette un breve applauso e gli ometti si voltarono confusi a guardarla.
La Premier Tedesca incrociando le braccia disse: “Esatto, io voglio la prova ja!!” Allora chiosò la francese con fare nasale: “E quindi? Ne scegliamo uno o tutti e sei?” puntando gli occhietti avidi sul palestrato Andrea.
L'italiana raggiunse le altre e con fare da comare disse: “Ogni paese avrà il suo ma dovremo valutarli bene, un buon spermatozoo crea nuove ottime cittadine, le esperte li hanno valutati e hanno detto che questi hanno del potenziale nascosto, dobbiamo solo scoprire quale e vedere se fa al caso nostro” Le belle teste si abbassarono del tutto convinte e poi con avida serietà li guardarono intensamente. Ognuna ragionava fra sé cercando il suo preferito. 
“Dio, siamo umani quanto quelle pazze! Non oggetti. Per secoli hanno rotto le balle con la discriminazione sessuale e ora che hanno potere ci trattano così.” disse sdegnato Andrea ai ragazzi mentre si rivestivano. La piccola comunità maschile era riunita in uno stanzone con dei letti, pochi armadietti ma un enorme bagno. La situazione andava discussa seriamente anche se non tutti, per ovvi motivi, volevano parlarne. 
“Sono solo donne, ragazzi” disse Massimo finendo di lucidarsi le scarpe di pelle scura. 
“Non mi avranno vivo!” sussultò Dan. 
“Tu non devi temere niente!” lo canzonò Alberto sempre allegro anche nella situazioni più tragiche. Dan fece una smorfia e incrociò le braccia.
Un rantolio provenne dall'armadietto di metallo e Nyo aprendo lo sportello disse: “Simone nasconderti non ti aiuterà più di tanto.” Simone portandosi il ventolin alla bocca gracchiò: “A me fanno paura” e poi starnutì.
Massimo si alzò e disse al gruppo con serietà: “Vi ripeto sono donne, e tali rimangono, noi dobbiamo fare gruppo e le giocheremo per bene. Le donne non sanno fare squadra, tanto meno sanno cosa vogliono. Noi sì e su questi punti vi assicuro che vinceremo!” 
“E come?” proruppe Andrea interessantissimo, adesso tutti gli occhi erano su Massimo. “Facendole innamorare! Semplice no? Giocheremo a quello che loro vogliono ma non saremo le loro scimmiette, fingeremo solo di esserlo! Sembrano estremamente forti, ma hanno le loro esigenze e noi spingeremo su quelle. In fondo poi vista la situazione che abbiamo da perdere ragazzi?” 
“E dopo che si sono innamorate, non vorranno più darci all'umanità ma bensì tenerci solo per loro” finì con entusiasmo Nyo. Tutti furono d'accordo tranne Dan, che vedeva ben poca speranza per se stesso. Comunque rimase compatto con il gruppo. L'appuntamento con la commissione si sarebbe tenuto tra poche ore e c'erano molte cose su cui i ragazzi dovevano ancora discorrere.
Per evitare concussioni le Premier scelsero di mascherarsi e ai ragazzi fu dato un numero che li avrebbe contraddistinti e a fine serata le premier avrebbero potuto decidere il prescelto. I ragazzi entrarono nella sala da ballo con una certa fierezza e padronanza di sé.
Andrea scelse la francese per andare sul sicuro, visto lo sguardo avido che gli aveva lasciato addosso, ma poco dopo che la ebbe invitata a ballare se ne pentì per il fetore del suo alito. Ma come un vecchio samurai s'immolò alla sua nobile causa di libertà.
Alberto aveva scelto la spagnola per ragioni sentimentali in quanto le ricordava la sua ex, ma forse fu quello il suo sbaglio perché anche lui dopo poco ebbe voglia di strangolarla lì davanti a tutti. Nyo ragazzo riflessivo scelse invece l'inglese a motivo del suo aplomb ma si dovette ricredere quando mentre ballavano la donna poco castamente si incollò a lui. Massimo era stato chiaro: niente concessioni prima che non fossero cadute nella loro rete. Fecero del suo meglio per resistergli. Dan scelse controvoglia la tedesca ma ne fu lieto quasi subito, perché il fondo dei suoi occhi di ghiaccio era dolce e infatti con dolcezza lo trattò. 
Simone fu scelto con la forza dalla giapponese che intuiva in lui un'intelligenza molto più utile che la bellezza. 
Massimo scelse per primo e scelse l'italiana perché aveva un conto in sospeso con lei prima ancora di tutta quella situazione.
“Mi hai fatto innamorare solo per potermi rapire?” chiese facendo danzare Angelica. 
“Non so di che stai parlando” rispose lei freddamente. 
“Di quello che c'era fra noi prima di questa buffonata” Lei distolse lo sguardo e Massimo stringendola di più a sé cambiò discorso. Chiacchierando così intimamente stretti si dimenticarono dei falsi ruoli e ritornarono a essere se stessi.
Finché la musica fini, la luce aumentò d'intensità e i giochi cessarono d'incanto.
Ci fu un piccolo summit dei maschi in bagno, quando Massimo alquanto confuso entrando vide che Andrea voleva costringere Dan a dargli La vichinga e Alberto voleva l'Inglesina al posto della sosia della sue ex. Tutti urlavano e nessuno voleva ascoltare nessuno. Simone chiuso nell'armadietto gridava come un forsennato che non sarebbe mai uscito.
Massimo allora nel tentativo di richiamare l'attenzione di tutti fischiò sonoramente con le dita ed enunciò deciso, ma grave: “Se a loro sta bene così non possiamo farci nulla”. 
Intanto anche nel bagno delle donne regnava l'anarchia quando giunse l'americana che aveva deciso di partecipare all'esperimento mandando il cuore di Angelica in subbuglio. Infondo - si disse - se non lo avesse catturato lei, Massimo si sarebbe di certo cacciato nei guai. Non era così? Ma adesso non si sentiva più tanto sicura di quella scelta. Ora che la credeva una traditrice la cosa le dava mortalmente fastidio. Uscite dal bagno tornarono tutte nella sala, ma quando vi entrarono, trovarono i ragazzi erano già lì.  Solo che Alberto e Andrea erano attaccati praticamente alla bottiglia con l'intento di trovare nell'alcool un sostegno per la situazione, Massimo si trovava ancora in bagno e al centro della pista c'erano solo Nyo e Dan. Simone prelevato dall'armadietto direttamente dalla giapponese, con un sospiro e una spruzzata di ventolin la seguì depresso.
Le dame, a parte alcune, invertirono le parti e ognuna scelse un cavaliere differente. Idea suggerita dall'americana che a conti fatti si era ritrovata senza nessun partner e l'esile Nyo le sembrava poca cosa a confronto della sua potenza angloamericana, lei voleva qualcosa di meglio almeno fisicamente. La situazione precipitò quando entrarono nella sala da ballo pure l'asiatica e la russa, tutte e due con la pretesa di partecipare all'esperimento. Quando Massimo tornò nella sala si vide preso di mira da più occhi e si ritrovò a danzare con una russa di fuoco, poi una bionda barbie volgare, e infine una africana color notte. Si guardò in giro ma di Angelica nessuna traccia. Ne fu molto deluso. Anche Alberto e Andrea furono spupazzati ma nel loro caso molto lietamente, così come Nyo e Dan che furono dapprima sconvolti dall'irruenza delle nuove arrivate, ma poi ben presto abbandonati alle loro leader preferite.
Per Simone altra storia perché la giapponese stufa delle continue fughe del suo ometto, decise di chiuderlo lei stessa nell'armadietto, così da essere libera di continuare, rivolgendo le attenzioni altrove, per i suoi intrighi.
Finito il ballo, i ragazzi furono mandati nella loro stanza e le premier si radunarono in un'altra sopra la sala da ballo. C'erano tutte tranne una. Nessuna se ne accorse tanto erano intente a urlare fra loro su chi dovesse assumere il comando.
I ragazzi erano allegri quando la porta si aprì e due donne entrarono decise prelevando Massimo. Erano grosse e muscolose e non avevano mani ma presse. Uscirono dall'edificio per vie traverse fino a ritrovarsi sul retro dove una macchina nera li aspettava. Massimo fu caricato in macchina con una certa fretta e appena si riprese riconobbe al posto di guida Angelica vestita da autista, che non gli parlò per tutto il tragitto, quando arrivati in un piccolo aeroporto privato  disse: “Quando ti ho scelto pensavo di salvarti la vita ma così non è stato, ora sei salvo, vattene e cerca di non cacciarti nei guai perché io non ti salverò più” Lui invitato a scendere non fece nemmeno in tempo a parlare che lei sfrecciò via presumibilmente per tornare al summit. 
La premier del Giappone nel mentre le altre litigavano, senza né salutare né parlare uscì dalla stanza e due guardie entrarono nella stanza dei ragazzi e prelevarono l'armadietto con dentro Simone e lo portarono via.
Fra i ragazzi ci fu lo scompiglio. Erano in preda alla paura, l'allegria della serata unita ai fiumi di alcool era scemata con il rapimento di Massimo e Simone.
Dan sudava freddo e non avendo niente da perdere buttò giù la porta e si lanciò in una corsa sfrenata per il corridoio con le guardie che gli correvano dietro, sparandogli addosso punture di tranquillanti.
I tre rimasti si guardarono perplessi e veloci come il vento uscirono ma ognuno di loro scelse direzioni differenti.
Nyo essendo veloce e acrobata, si incanalò per le vie aeree, nel condotto dell'aria condizionata. Andrea prima circuì una guardia, poi la stecchì con la propria puntura e rubandole le sembianze femminili, si nascose mescolandosi fra le guardie.
Alberto non ebbe il tempo di trovar la propria via perché la spagnola lo raggiunse con l'intento di rapirlo, vistosi in trappola si sparò egli stesso una siringa di anestetico. Svenne nella speranza che al risveglio le cose sarebbe potute migliorare. Fece bene perché oltre alla donna spagnola, sarebbe stato oggetto del contendersi anche dalla russa, l'inglese, e l'americana che non trovando più Massimo, lo avevano preso di mira puntando su di lui. 
Nell'atrio arrivarono pure Dan svenuto e sorretto da quattro guardie. Aveva scelto la porta sbagliata passando per il ristorante, dove era stato catturato e reso innocuo…
Anche Andrea era ammanettato, passato per gli spogliatoi, alla vista delle belle curve aveva avuto un erezione che premendo sulla divisa lo aveva smascherato. Per giunta aveva beccato la guardia sbagliata. Era lesbica, e pure al secondo turno di lavoro, quindi era prossima allo sclero.
Nyo era giunto a destinazione, se non ché il cuore gli aveva detto di raggiungere la premier inglese che era all'entrata e di nascosto aveva visto la scena. Voleva intervenire per salvare gli amici ma non sapeva come. Gli venne un idea e quatto quatto tornò indietro a prendere il materiale.
Andò dove tenevano le pistole con le siringhe, la stanza era deserta, quindi poté fare il pieno e sempre per le condutture dell'aria condizionata tornare indietro raggiungendo l'entrata.
Lì erano giunte pure l'Italiana che stava dicendo in modo autoritario: “L'Italia rinuncia a essere un paese femminile, tornando a essere misto, questo è quanto!” allora le altre avevano iniziato a discutere. L'italiana aveva tutte contro, tranne forse l'inglese, che pareva indecisa se dare ragione a lei, o sostenere l'americana.
Nyo occhio di lince stava mirando quando da dietro una voce disse: “Un bravo cecchino prima elimina il grosso delle guardie per esempio facendo scattare la sicura alle stanze.” Nyo si voltò brusco e trovò il bel viso sorridente di Massimo. Aveva gli auricolari e un palmare dall'aria potente. Infatti schiacciando un pulsante si bloccarono le porte così che dentro la stanza oltre le premier rimanevano due guardie che iniziarono a gesticolare ai walkie talkie ansiose.
Nyo mirò con la spara siringhe e nel giro di due tre secondi svennero tre persone, l'ansia fece girare la testa a tutti, ma erano difficili da vedere attraverso le grate, anche perché il soffitto era molto alto.
Nyo sorrise soddisfatto e nel giro di altri cinque minuti svennero tutti gli altri. Scesero dalle grate e guardarono la scena beatamente. Poi Massimo schiacciò altri tasti ed una porta si aprì, lì un furgone li stava aspettando.
Nyo insisté molto sul portare con loro la premier inglese anche se Massimo glielo sconsigliava. Dal canto suo però non si fece scrupolo a portare con sé Angelica. Ma poi finirono per portarle via tutte quante. Caricate tutte le premier, i ragazzi scapparono tutta la notte fin quando non arrivarono in un paesino, in cui, proprio dietro la chiesa vi era un bunker. Il bunker era la tana di Massimo. D'altra parte non c'era tempo per trovare un posto altrettanto sicuro. I ragazzi da prima di sentirono intimoriti dal luogo poi iniziarono a sghignazzare dandosi manate tipo stadio, contenti per la loro improvvisa libertà. Le premier erano legate e imbronciate. Fu consegnato loro un cellulare a testa e fu loro ordinato di firmare un trattato che salvasse definitivamente i maschi dal maschicidio e ristabilisse tutte le pari opportunità. Poi per un'ora parlottarono fra loro e al telefono in elaborate operazioni politiche. Furono di nuovo addormentata e portate lontano dal bunker e poi abbandonate al loro destino. Nyo ebbe molto riguardo per l'Inglesina e Dan per la tedesca. Anche Angelica fu scaricata assieme alle altre anche se con un certo dispiacere da parte di Massimo.
Tempo due ore tutti i media parlavano della fine del Femminismo assoluto, e ciò nonostante tutte le donne nel mondo, furono soddisfatte e contente della nuova soluzione e del trattato stesso. Il Giappone annunciò il matrimonio della sua premier con Simone, che sfoggiava il suo tipico sorriso insicuro ma per una volta non balbettò, dimostrandosi felice.
Il resto ragazzi tornarono a essere anonimi, tutti tranne Dan che divenne "amante" della premier tedesca. 
Massimo finito il polverone mediatico cercò Angelica ma di lei nessuna traccia, fin quando non se ne tornò al bunker amareggiato e fu lì che la trovò ad aspettarlo. 
Lei disse: “Non potevo pensare che il futuro italiano dipendesse dal tuo spermatozoo” Sorrise.
“Comandavi tu, l'Italia era già fisiologicamente in via d'estinzione” smorfia di lei che ribatté: “Allora dovremmo fare una prova generale per vedere chi aveva ragione” Massimo la abbracciò e Angelica rispose al suo abbraccio baciandolo, così che per questa volta, il futuro italiano, sarebbe stato salvo.

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