Il di Lui e di Lei amore





Lei ripensò alla giornata che era trascorsa, sempre non abbastanza velocemente. Ma era andata. Erano volate quelle ore via da lei e sebbene il tempo non gliele tornerà, la vita a breve l’avrebbe ricompensata a dovere. Lei era vestita con un leggero vestito di seta grigio e delle scarpette con il tacchetto abbastanza comodo per poterci camminare a lungo.
I capelli erano boccolosi ma non ricci, le cadevano dolcemente sulle spalle. Il trucco leggero ma curato e le unghie per una volta fatte bene.
Come sempre le tremava il cuore dell’emozione, come sempre, poco prima di vederlo, entrava in quella bolla spazio-temporale solo loro, dal salire sul treno all’andata, allo scendere del treno al ritorno, oppure al ripartire della macchina di lui nei loro lunghi con i saluti sul finir della sera.
Spinse il piedino oltre il portone, e la luce della strada le diede il benvenuto, un secondo prima che il bellissimo uomo che aspettava nervoso l’avvistasse e con un balzo fosse da lei. La prendesse la vita, sollevandola da terra e si portasse l’amata alle labbra. Un bacio e poi un abbraccio breve ma intenso, dove entrambi riprendevano fiato e vita. Dove ogni volta l’eclissi dell’amore volgeva al capolavoro. Dentro quell’abbraccio vi era tutto, vi erano le parole non dette, le tristezze trattenute, le lacrime, la paura ma anche la gioia, il pulsare della vita, le anime che avevano una fusione tutta loro. Poi la riportava a terra con delicatezze, e la se la guardava tutta, come a voler constatare che fosse tutta intera, tutta lei, davvero lei. Lei se lo faceva fare, si faceva fare tutto da quell’uomo innamorato e folle le volesse fare. Qualunque cosa avesse deciso quel Conan innamorato di fare, lei glielo permetteva; aveva accesso nella sua anima e nelle sue stanze intime. Glielo permetteva perché erano simili, simili erano le loro anime e in pratica ciò che lui desiderava fare, non era altro che quello che lei desidera lui gli facesse. Le loro anime bruciavano in simbiosi. Dove ardeva lui, lo calmava lei e viceversa.
Poi lui le prendeva la mano e la conduceva via fino alla macchina, veloce e diretto, con la camminata svelta. Lei iniziava a raccontare le sue avventure, calcando la mano più sull'ironia che altro. Per farlo divertire. Lui stava zitto e ascoltava, abbozzava sorrisi e dentro provava un forte senso di felicità per il suono che quella vocetta gli procurava dentro. Era la tenerezza che spaccava il cuore, non ascoltava neanche, tanto il rumore di quella felicità gli procurava dentro. Ma non era quello che diceva l’importante ma che lo stesse dicendo a lui, dal vivo. La freschezza di quella voce, il cristallino della risatina; ogni tanto si fermava e la guardava, le guardava quelle labbra e quegli occhi e poi scrollava la testa, incapace di scindere quella tenerezza erotica che lo pervadeva.


Ma quando lui faceva così, lei non lo capiva, non capiva il suo non parlarle subito e la fretta con cui la trascinava in macchina. Percepiva il tumulto dell’anima di lui ma non credendo in sé stessa, non poteva supporre quanto sentimento si celasse negli atteggiamenti di lui. Sentiva semplicemente che lui frugava nell'anima sua e sperava ardentemente che trovasse ciò che cercava. Sperava di essere il meglio di ciò che potesse essere. Di riuscire a dargli il meglio. Voleva che lui fosse felice, che traesse il massimo benessere da quel loro stare insieme. Per una volta lei non riusciva a pensare a niente, che non fosse lui e la sua fisicità. La fisicità di lui entrava prepotente in lei. Lo sentiva predominante, questo la spaventava. Non sapeva, non capiva come poteva piacere sessualmente ad un uomo così bello? Si era studiata una strategia, per sentirsi più sicura. Sapeva esattamente cosa avrebbe fatto e come. Lo sapeva perché dentro di lei aveva fantasticato, lo aveva più volte sognato. Certe volte, si era fermata a lavoro, e aveva pensato che quella fantasia sarebbe stata gradevole da mettere in pratica. Aveva preso appunti e immaginato la scena in varie angolazioni. Tutto questo era insopportabile per lei, ma si era rassegnata già da un po’ che quello era ciò che voleva e la sua anima provava piacere in tali cose. Viene sempre il momento in cui scopri il lato fisico della tua anima, ebbene il lato fisico dell’anima di lei era depositato nel collo di lui, nei suoi occhi, nei suoi lombi, nelle sue mani e nelle sue labbra, nella sua camminata, nel suo modo di parlare. Lo guardava, come guidava attento, tratteneva il respiro ascoltando le sue parole, le sue parole ordinate e messe, una per una al posto giusta. In una sequenza giusta. Ordinata. Perfetta. Amava come parlava, lui, per lei era il libro migliore, la lettura perfetta, il miglior luogo dove spegnere l’anima e bearsi di tutte quelle parole che lui le volgeva come acqua santa che le pioveva giù dal cielo. Lo ascoltava attenta e analizzava tutto ciò che lui diceva, in quei momenti stava zitta, e lui tante volte si girava verso di lei per capire perché stava zitta e lo fissava. Si sentiva a disagio sotto quello sguardo, nettamente e ridicolmente a disagio. Gli sudavano le mani e la odiava anche un pochino. Non si era mai sentito così in vita sua. Neanche con la prima fidanzata che aveva conosciuto in giovinezza. Erano cresciuti insieme con la ragazza e questo li aveva resi paritari, in un certo senso. Poi le loro strade si erano divise e le loro anime avevano deciso di proseguire per conto loro. Per strade mai fatte prima. Si erano lasciati e lui in quel dopo aveva conosciuto lei e l’altra lei. Identiche ma diverse. L’altra lei era più bella, era la fidanzata che tutti vorrebbero. Semplice e tranquilla. Con l’altra lei avevano molte cose in comune, dal vedere allo stesso modo la vita al trattare con il prossimo. Con l’altra lei era stato facile, diretto, naturale. Si erano piaciuti e voluti. Ma il problema principale rimaneva che l’unica nota negativa che l’altra lei poteva avere, era che non era lei. Non era quella persona che lo faceva riflettere due volte sulle decisioni già prese, che aveva l’ardire di insegnargli a vivere. Che lo faceva sentire un eterno fanciullo in balia di un sentimento troppo forte da conoscere. A l’altra lei, lui, aveva fatto conoscere ciò che lo faceva sentire bene. L’altra lei lo amava, rispettava, lo voleva ma non conosceva tutto di lui, non aveva visto i buchi neri del suo essere; lui non sapeva se sarebbe sopravvissuta dopo averli vissuti. Ma non aveva mai avuto l’interesse, per quanto le volesse bene, di farglieli conoscere. L’altra lei accettava tutto di lui, senza volerlo cambiare. Invece lei era la sua tempesta perfetta. Era il suo caos, dove tutto poteva essere. Non lo annoiava con la perfezione. Lo stancava, lo riempiva e lo svuotava con i suoi stessi sentimenti e questo dare, fare, impazzire e gioire lo faceva sentire incredibilmente più vivo, e certamente più morto che mai.
Lei una volta amava un altro lui, un altro lui prima di lui. Lui ne era stato dannatamente geloso senza sapere che era solo passato. La cosa più essenziale, era quello che diceva qualche volta lei in merito a l’altro lui, diceva che l’altro lui era simile a lei e che amava anche il suo lato oscuro che stando con lui non sarebbe mai guarita dalle sue ossessioni. A guarirla c’era voluto lui, che con pazienza e ogni serietà le aveva detto di smettere di farsi del male. Le aveva detto che non poteva amare un’anima frammentaria. Allora lei con il tempo si era riassemblata e ricompattata al meglio che poteva fare. Le cicatrici c’erano ancora tutte ma anche quelle di lui c’erano ancor tutte. A quel punto le cicatrici non erano altro che vissuto e medaglie al valore.

Quella sera aveva deciso, per un aperitivo sotto le stelle. Lui non sapeva cosa sarebbe successo ma ci voleva provare lo stesso. Già essere lì con lei era bello, molto bello. Parcheggiò la macchina in un luogo non molto lontano da dove abitavano. Vi era un fiume e uno spiazzale d’erba. Qualche albero che li riparava e una trapunta di stelle che li benediceva.
Parcheggiò lungo la stradale e preso lo zaino e lei per mano si inoltrarono lungo la radura. Lo sguardo di lei era indecifrabile, non si capiva se avesse paura o cosa pensasse, lui invece era tutto emozionato. Dallo zaino tirò fuori un plaid e delle torce che illuminavano la zona, due bottiglie di vino rosso e due calici.
A lei scappò una risatina e chiese: «Ma cosa mangeremo? Vuoi farmi ubriacare? Sappi allora che ho la sbornia soporifera…» poi lo guardo con i suoi occhietti vivaci e aspettò la sua risposta con il mento fintamente algido.
«Mi piacciono le sfide» dopo poco rispose lui prendendole la mano e facendola sedere accanto a lui. Mentre lui trafficava con il vino, lei guardava le stelle e poi lui e niente aveva più senso, anche senza vino. Era perdutamente, follemente, felicemente, innamorato di quell’uomo che lottava con lo stappa bottiglie e il tappo insidioso e ogni tanto volgeva lo sguardo a lei e la guardava criptico.
Finalmente riuscì e con i bicchieri in mano, si fece più vicino a lei. Respirò il suo profumo e questo lo mise k.o. al primo round. Lui non aveva parole, pur avendone tante, e le sentiva montare in sé, voler uscire da lui, ma quello che lui desiderava veramente e che lei si voltasse verso di lui e si facesse più vicina. Lui guardava il profilo di lei fra le stelle e avrebbe voluto provare su di sé ciò che lui provava per lei. Voleva che lei provasse lo stesso ardore verso di lui. Invece rimaneva lì, come un’isola, vicina ma comunque separata. A lui, non piaceva dire ciò di cui aveva bisogno, ciò che desiderava, voleva che lei lo intuisse ma tante volte in passato, come aveva intuito tantissime cose di lui ne aveva ignorate altre molto più importanti. Per questo lui, si era volontariamente allontanato da lei. Aveva cercato di strapparla dall’anima e via da sé e aveva trovato conforto nell’altra lei. Ma era stato inutile. Lui voleva essere amato da quell’isola, in quell’isola che non c’era. Allora se ne stava lì, gemendo e lievemente soffrendo ma nonostante tutto godendo di ciò che quella risoluta, fragile e caotica isola gli poteva dare. All’inizio glie era sembrata una resa, un imperdonabile resa, ma poi quando quel giorno, quel divin giorno, l’aveva presa per la prima volta per mano e poi l’aveva baciata e abbracciata, niente aveva avuto più valore di quello.
Poi lei si voltò e lo guardò, aveva occhi diversi dal solito, occhi sempre eccezionalmente belli ma diversi dal solito. L’anima di lui si fermò e fu in un attimo che gli si fece vicina a lui, tanto da sentire il respiro. Lo guardò affascinata ma indecisa, poi si mosse nella direzione originaria e lui la trattenne vicino a lui, senza baciarla o toccarla, solo guardarla da una prospettiva ancora nuova per lui. Lui poi mormorò perso negli occhi di lei: «Resta ancora un attimo, lo so che sei un’isola ma…» avrebbe voluto aggiungere altro, tanto altro, ma lei lo sorprese baciandolo e quelle furono le parole più belle e opportune che le loro anime si scambiarono. Il bacio fu veloce e lento allo stesso tempo, e la mano di lui non si staccò da quella di lei, poi con l’altra la strinse più forte a sé e lei emise un respiro, che adesso lui capiva pienamente. Lei aveva paura, semplicemente paura di non essere amata, come le era successo in passato. Lui le accarezzò i capelli e la schiena, mentre un brivido li attraversava. Era un sentimento potente, che dava pace ma anche dolore. Toglieva il fiato, faceva paura ma senza non aveva più senso la vita. Le tocco il viso e il collo con dito, all’improvviso le stelle non c’erano più ma solo la pelle di lei e il suo sguardo su di lui. All’improvviso lei non respirò più ed emise un respiro, allora lui si fermò incerto ma lei disse piano: «Puoi continuare, non ti fermare… io ti amo di un amore folle…» lui sorrise e la tenne stretta a lui e fu così che le parole gli fluirono fuori come un ruscello d’acqua verso il suo torrente. 
Guardando le stelle, bevvero vino e mangiarono le patatine che aveva portato lei. Lui le aprì il cuore e tutte quelle cose che aveva tenuto per sé fino a quel momento gliele riversò in grembo e furono pienamente apprezzate. Le disse che anche lui l’amava e che forse non sarebbe stato facile vivere insieme, stare insieme, ma ci avrebbero provato insieme e sarebbe stati anche dannatamente felici e anche stramaledettamente infelici ma insieme. Senza perdere più la speranza e la fiducia che restare insieme fosse la cosa più giusta da fare.

Film completo

Questo piccolo grande amore - Film completo ma con la musica tratta dall'album originale del 1972

colonna sonora

Giulia mi scrive da una carta da lettere bianca,
mi dice che sono uno stronzo di prima categoria,
io le rispondo: "la colpa non è mia!"...
...è colpa di Beatrice che a sua volta
mi scrive da una carta da lettere gialla
mi dice sono un materialista...
Chiara mi ha fatto una lista dei difetti che ho,
mia madre dice invece che non ne ho, che non ne ho, che non ne ho....
Guarda, non sono certo uno con cui far la guerra, capisco i tuoi progetti da perito,
ma io non sono un fidanzato e non sarò mai un avvocato e tantomeno tuo marito...Va bene, ho capito, ma quello che ti dico non vuol essere un offesa al contrario,
è solo una difesa,
ma tu già non mi parli e fai l'offesa!!!

Ahi ahi ahi ahi!!!

Ho mille e più poesie, scritte da donne che erano mie, ma le ho già lasciate,
ancora innamorate, e c'ho un cassetto pieno delle loro lettere ordinate
di sole lamentele,
ma io non voglio rimanere intrappolato in una delle loro ragnatele,
mese dopo mese, diventerei fedele,
ma tanto non ci crede più nessuno alla favola di donne chiuse in casa
mentre l'uomo va al lavoro!
No, è solo un invenzione, le donne le ho capite perché sono come loro:
romantico e sensibile, ma pure capriccioso,
passare le giornate insieme a loro,
e l' unico interesse è avere un uomo
Gelosie, tradimenti, e notti col coltello in mezzo ai denti
....e nelle mutandine le belle signorine si fanno corteggiare
dopo fanno le bambine,
altre fanno uso di parole come biglie
c'è chi le corteggia come dolci meraviglie,
ma io mi sono arreso, curando questi mali:
Gli uomini e le donne sono uguali!!!

Sono uguali!! Gli uomini e le donne sono uguali!!
Sono uguali!! Gli uomini e le donne sono uguali!!

Ricamo con la fantasia milioni di pensieri,
e l'unica certezza è che non sono nato ieri
quindi lunga vita ai fidanzati, uomini felici, uomini incastrati
Ci risiamo: ma è quello che vogliamo!
Cerchiamo donne super sexy e poi ci lamentiamo,
chiediamo fedeltà assoluta e non la promettiamo,
capisco se una donna si ribella al capitano!
Ma va bene, giochiamo ad armi pari:
Gli uomini e le donne sono uguali!!

Sono uguali!! Gli uomini e le donne sono uguali!!!
Sono uguali!! Gli uomini e le donne sono uguali!!!
Sono uguali!! Gli uomini e le donne sono uguali!!!

Audiolibro

Questa nuova versione audiobook della favola di Amore e Psiche è in edizione integrale ed è stata realizzata con la collaborazione di diciotto interpreti affinché l’ascolto sia coinvolgente e diversificato. La voce narrante lascia infatti spazio ad ogni personaggio, ciascuno interpretato da un diverso attore o attrice, per offrire un’esperienza audio strutturata in maniera cinematografica. Tutto il racconto è accompagnato da una bellissima colonna sonora composta dalle splendide musiche di Peder B. Helland e i sottofondi modulari del Qhuaxapelo Music Lab.









Commenti

Post più popolari