Il ritratto di Dorian Grey

Il dialogo finale mancante 

Dorian fissava il suo ritratto con sguardo spirato, esso gli aveva rovinato la vita e la consapevolezza gli pesava dentro fino a schiacciarlo a terra.

Impugnò il coltello e si avvicinò senza però avere nessuna forza interiore per incidere la tela, quando una voce da vecchio crudele è cattiva l'avviluppò e gridò: «Vigliacco che intendi fare? La vita t'ha dato tutto e tu cosa fai tenti uccidere me a cui tu hai tolto lo splendore?»

A Dorian tremò il braccio, e posò per un attimo il coltello cadendo sulle sue ginocchia iniziando a piangere le lacrime che fin da bambino s'era tenuto dentro proprio in quella stanza.

«La bellezza non è che un vuoto inganno, non è che un rincorrere il vento senza arrivare mai, tu m'illudesti e io giacqui nell'illusione che mi desti. La colpa fu dunque tua della mia vita non feci niente, tua e di chi mi fidai allora, ora lo so che son solo e che la mia bellezza è vanità» 

Ci fu un attimo di silenzio, dove l'aria si fermò e rese immobile la scena. 

Ad un tratto dal quadro provenne di nuovo la voce, questa volta sommessa e molto solenne, fino a far voltar lo sguardo di Dorian al quadro con aria attenta e grave. Dorian aveva le mani giunte ed era ancora in ginocchio.

«Non è l'uomo forse responsabile delle sue azioni? E se non lui chi? Io trattenni da te le brutture della vita, ti posi d'innanzi a d'un paradiso di cui di certo la maggior parte non si sarebbero lamentati. Se la tua anima fosse stata innocente, il mio viso stanco non sarebbe certo così abbruttito, tu devi la vita a me ma ancora una volta ti mostri ingrato e m'insulti pure, io che ti ho sempre dato la felicità che pensavi di volere, tu e solo tu facesti arcani giuramenti nella tua blanda anima.»

Dorian iniziò seriamente ad odiare il quadro, ed odiando il quadro odiò seriamente anche se stesso. Tutto questo era ingiusto si disse fra le lacrime, mentre flash del pittore sembravano attraversarlo come tanti aghi conficcati a caso.

Il quadro riprese a parlare con tono astioso ma piatto: «Tu hai visto il mondo Dorian, e io ne porto le cicatrici, brutte o belle che siano. Tu hai letto tanto, ma sul tuo bel viso non vi si trovano né gli affanni nei lamenti dei tanti personaggi che son vissuti in te. I tanti ragionamenti che per noia hai fatto si son sciolti come neve al sole. Le chiacchiere futili assieme a quelle interessanti dei tuoi amici non si sono depositate in te. Sono evaporate come il vigore della loro pelle, assieme alla loro vita. Essi in te non esistono più. Una cicatrice non è che una cicatrice per te Dorian, ma per essi e in essi è un viaggio, è un ricordo, è qualcosa che ai loro nipoti racconteranno ridendo o sognando comunque vivendo.»

«Adesso basta, Satana che non sei altro!! Perché farmi del male? Perché angustiare la mia anima fino a farmela odiare? Quale spirito malvagio tu sei??» gridò Dorian con gli occhi rossi di pianto e odio.

Si alzò in piedi e guardò la finestra appoggiandocisi contro come per essere sorretto da essa. Dorian guardò la vita che scorreva giù per strada, un vecchio che teneva la mano al nipote. La servitù nel vialetto di casa, l'abbaiare dei cani, lo stormire degli uccelli. Poi altro ancora, tutto quello che la sua mente aveva immagazzinato e rinchiuso pensando di non doverlo desiderare. Vide tutte le gioie che avrebbe potuto avere se non si fosse incantato come un giocattolo rotto, si di un piccolo dettaglio che era il piacere.»

«Sono stato stolto, ed adesso non ho più niente, a parte la ricchezza e la bellezza» disse Dorian amaramente.

Guardò il coltello come il più fidato dei suoi amici e sulla sua liscia superficie si vide riflesso parte del suo splendido viso, dove non giocavano più i colori nella sua giusta natura bensì fantasmi di ciò che la vita aveva consumato senza dargliene il senso.

«Potrei sposare, quella fanciulla e darmi vita attraverso essa. Potrei scegliere di rinchiuderti qui assieme al maledetto incantesimo e vivere e rivivere la mia vita come se nulla fosse. Riviverla al meglio. di nuovo da capo» poi d'improvviso si mise a ridere di tutto quello che aveva appena detto e alzando le braccia al cielo gridò: «ma io ho goduto di tutto ciò! E della serietà della gente ho riso e riderò ancora ed ancora!!» Le parole di Lord Enrico Wotton cadevano come pioggia dalla sua mente, ma lui non sapeva raccoglierle più, non trovava in esse solidità o sostegno. Si sentì vuoto e soprattutto solo. Il silenzio divenne assoluto, l'aria divenne pesante e acre come la pece. Dentro sentiva gli organi perdere vitalità e i nervi divenire fuoco. Come se la natura lottasse per saltar fuori contro se stessa. Come le verità profonde che sono nascoste dentro profonde menzogne ma che poggiano sempre su frammenti di verità assoluta.

«La vita non è fatta di piacere, oh stupida anima, ma di mille cose fatte, che assieme, formano il piacere di vivere. Mille cose che di per se non danno piacere, ma che alla lunga son molto meglio, del veloce bruciare dei sensi. I ricordi, gli affetti, la famiglia, i viaggi. Queste cose consumano la vita, graffiano l'anima, solcano le carni e molte volte la piegano ma la riempiono fino a traboccarla e al divenire vecchio tu saprai di aver visto molte cose, e di aver vissuto molte cose, e di queste cose sarai sazio. Sarai felice. Felice e vecchio. La bellezza è vanità e un rincorrer dietro al vento, lo ripeto e tu del vento non sai nulla ma della vanità ne hai fatto vita.»

«Maledetto, ora taci e brucia all'inferno!!» gridò Dorian ad un millimetro dalla sua crosta. Ad un millimetro da se stesso e dalla sua anima. Sudava freddo e il suo respiro era irregolare, a Dorian sembrava che gli tremasse l'anima.

«Amen ed amen! Che tu sia castigato e che io ritorni alla mia purezza liberando tutta l'arroganza, tutta la vanità, tutta la cattiveria, tutto il disprezzo che hai accumulato per te stesso»

«Che tu sia maledetto» sussurrò Dorian e poi preso da un raptus conficcò il coltello nelle sue carni, in mezzo al petto, dove doveva esserci il cuore. Un rivolo di sangue cadde dal petto, mentre lui scivolò per terra sorridendo e sussurrando: « Amen ed amen che io sia maledetto, amen ed amen»

Il Quadro tacque per sempre, ridistendendo le forme e ridiventando il capolavoro di Basil Hallward. Il ritratto del giovane Dorian Gray, di nuovo. Ai suoi piedi un vecchio avvizzito a cui solo la morte aveva dato sollievo.

Colonna sonora



Vai cercando qua, vai cercando là,
ma quando la morte ti coglierà
che ti resterà delle tue voglie?
Vanità di vanità.
Sei felice, sei, dei piaceri tuoi,
godendo solo d'argento e d'oro,
alla fine che ti resterà?
Vanità di vanità.
Vai cercando qua, vai cercando là,
seguendo sempre felicità,
sano, allegro e senza affanni...
Vanità di vanità.
Se ora guardi allo specchio il tuo volto sereno
non immagini certo quel che un giorno sarà della tua vanità.
Tutto vanità, solo vanità,
vivete con gioia e semplicità,
state buoni se potete...
tutto il resto è vanità.
Tutto vanità, solo vanità,
lodate il Signore con umiltà,
a lui date tutto l'amore,
nulla più vi mancherà.
Se ora guardi allo specchio il tuo volto sereno
non immagini certo quel che un giorno sarà della tua vanità...
Tutto vanità, solo vanità,
vivete con gioia e semplicità,
state buoni se potete...
tutto il resto è vanità.
Tutto vanità, solo vanità,
lodate il Signore con umiltà,
a lui date tutto l'amore,
nulla più vi mancherà.

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Film completo

Audiopoesia


Tutto è vanità
 quando si avvicina il giorno.
Tutto è un correre appresso al vento.
Non  ci sono certezze
che ti diano forza, non  ci sono speranze
che ti facciano stare in piedi.
Esso arriva piegando e abbassando ogni sguardo e ogni ginocchio.
Ricco o povero è lo stesso.
Facendo cessare i rumori e ogni altro suono.
Il  ricordo verrà sovrapposto, il passato cancellato, asciugherà ogni lacrima, toglierà ogni sospiro, toglierà ogni falso sorriso, non rimarrà nulla di tutto questo.
Perché tutto è vanità, tutto prima o poi finirà.
Per ogni anima un sol gesto.
solo chi ha potenza  di spirito lascia un indelebile segno.
Una tacca nello scorrere eterno del tempo.
Solo chi ha amore ha quindi potenza e ha visto, capito,
ha percepito l’immenso e gli ha creduto.
Il resto è vanità
non  ha nessuna importanza
non  ha nessun valore.
Non  lascerà nessuna traccia
nessuna prova
nemmeno la polvere si sposterà al suo passare.
Il niente e solo il niente di queste anime morte 
di queste cose abbandonate
di questo inutile gioco  di potere.
Quando il gran giorno  
verrà
non  lascerà niente.  
E così sia.

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