Continuum

Da sempre i romanzi, le serie TV o i film distopici mi attraggono. Trovo in essi, una sorta di speranza. Forse anche per questo amo i Pink Floyd. Anche loro fanno parte di quel grido disperato. 

Le saghe cinematografiche che mi hanno presa sono Unger games, Divergent, Maze runner. Se vogliamo anche Star Wars è un po' distopico a modo suo, nel suo multi universo.

Le serie TV è: person of interest. Su questa serie creerò una pagina dedicata. Ma cercando per questo blog ho trovato: continuum, inserirò tutti episodi man mano che me lo vedo.

Nel racconto che segue immagino uno scenario in cui la società è reduce di se stessa, nonostante il progresso fatto, la viaggiatrice nel tempo infatti pubblicherà direttamente su ologrammi, resterà uguale ad oggi vivendo di stereotipi e tradizioni. Ma quando il futuro cercare nel passato tracce di sé questo creerà speranze. Farà concepire al nostro personaggio principale sia il lusso di vivere fra passato e presente grazie a suo nonno ma di concepire il futuro e poterlo cambiare grazie alla viaggiatrice del tempo. Questo sentimento lo abbiamo vissuto tutti quelli come me nati fra gli anni 70/80. Noi di quegli anni abbiamo vissuto a cavallo tra l'era analogica e quella digitale. Prima di internet e dopo internet. Questo ci ha fatto apprezzare, vivere, una dimensione a portata di uomo fatta di grandi compagnie e grandi scoperte. Niente era dettato dal tutto e subito. Il nostro Amazon era il postalmarket!! E questo è tutto dire.

Questo racconto, in conclusione vuol far riflettere sul nostro presente e sul nostro futuro. Dobbiamo preservare il passato come uno scrigno prezioso. Ma apprezzare il nostro presente perché potrebbe portare a scenari ben peggiori di quelli previsti.

Per esempio una volta non c'erano i computer e le tecnologie di cui disponiamo ora non esistevano ed esistevano dei mestieri che oggi ci appaiono bizzarri. Sapete per esempio che i lampioni delle città venivano spenti a mano, ad uno ad uno, da un addetto? E che in alcuni quartieri c’era un uomo che andava a svegliare le persone, una sorta di sveglia-umana?

Da un sito ho copiato i 10 mestieri più bizzarri che oggi non esistono più, perché non esiste più lo stesso mondo.

1. La centralinista

No, non si trattava dei fastidiosi call center che oggi ci prendono costantemente di mira. La centralinista nacque con l’avvento della telefonia fissa e fino agli Anni Sessanta il suo fu un lavoro di grande responsabilità: il suo compito era mettere in contatto chi chiamava con il destinatario della chiamata.

2. Venditore di ghiaccio

Prima che i frigoriferi arrivassero nelle case di tutti esisteva il venditore di ghiaccio. Aveva grandi contenitori isolanti fatti di zinco nei quali vendeva ghiaccio proveniente da laghi e ghiacciai.

3. Lettore in fabbrica

Nelle fabbriche di una volta, per tenere viva la curiosità degli operai, fiaccati da lavori ripetitivi e noiosi, venne introdotta la figura del lettore in fabbrica. Si trattava di una persona che leggeva a voce alta libri e giornali.

4. La sveglia-umana

Una volta non esistevano le sveglie a pile o elettroniche e allora per svegliare le persone fu istituita la figura della sveglia-umana. Accadde in Gran Bretagna durante la Rivoluzione Industriale, quando gli operai dovevano essere svegliati per attaccare il turno. Un uomo con un bastone di bambù andava casa per casa, solo a chi avesse prenotato il servizio, a svegliare le persone e non se ne andava fino a quando non aveva avuto prova che il dormiglione si fosse effettivamente svegliato.

5. Raddrizzatore di birilli del bowling

Prima che venissero meccanizzati, nel 1941, i birilli del bowling venivano rimessi in ordine a mano da un addetto apposito. Di solito erano ragazzi minorenni in cerca di una piccola paghetta.

6. Trasportatore di tronchi

Quando non esistevano ferrovie e furgoni i tronchi venivano generalmente trasportati lungo il corso dei fiumi verso le falegnamerie. Era un lavoro molto pericoloso.

7. Ascoltatori del cielo

Prima dell’avvento dei radar per individuare preventivamente l’attacco di un aereo c’erano gli ascoltatori del cielo: persone con enormi orecchie artificiali che cercavano di individuare suoni di aerei appartenenti alla flotta nemica.

8. Combina-matrimoni

Se oggi esistono le agenzie matrimoniali, prima esisteva il combina-matrimoni: si trattava di un vero e proprio mediatore che procurava incontri a scopi matrimoniali.

9. Rivenditore di capelli

Nato dalla creatività partenopea, il rivenditore di capelli era colui che acquistava capelli e trecce appena tagliate dai vari barbieri e parrucchieri o pagava poveri disperati per ottenere il loro scalpo. Poi rivendeva la merce a chi produceva parrucche.

10. Venditore di latte

Quando non c’era il frigorifero il latte veniva venduto da un fattorino che consegnava a domicilio bottiglie di latte fresco


Racconto

Distopica A44

Il nonno si è addormentato già da un bel pezzo ed io guido assaporando la notte fra i miei pensieri quando un qualcosa atterra sul tettuccio della macchina. Anche il nonno si sveglia di colpo e io esco dalla macchina per vedere che è successo. Sulla strada vi è un uovo dal quale esce una ragazza magrissima con una strana parrucca e delle sopracciglia arcuate.

«In che anno siamo?» chiede la ragazza con autorità.

«2020» rispondo io più imbarazzato che sorpreso. La ragazza pare avere una consistenza lattiginosa ma sembra umana.

«Vieni dal futuro?» azzarda mio nonno.

«Di che social siete?» chiede di contro lei.

«Nessuno» rispondo io.

«Allora non esistete! Benissimo, sono tra i cavernicoli. Non mi mangerete spero! Sappiate comunque che la mia pelle non è commestibile, per metà è rivestita di Nosun, una lozione che ci protegge dal sole ormai divenuto mortale per noi umani. Io odio il sole e OHMYME qui ce n’è a iosa» Fruga nella sua borsa e poi si spruzza una lozione blu e chiede tutta spaventata: «Sono blu, vero? Ditemi che sono blu!» Noi annuiamo ormai divertiti dallo show di quella strana ragazza.

Il nonno chiede: «Come ti chiami, ragazza?»

«Il nome è una cosa volgare, non si userà più»

«E come farete a chiamarvi senza nome?»

«Non ci chiamiamo e basta! Ognuno ha il proprio nucleo e il nome ce lo scegliamo noi»

«E tu quale hai scelto? Ma come fa il prete a battezzarvi senza nome?» Il nonno chiede curioso.

«Cecilia se preferite. Prete in che senso, scusa?»

«Non sei battezzata? Di che religione sei?» chiede il nonno, dubbioso. Cecilia ci guarda stranita, ma poi si rianima e grida: «Ah, adesso me lo ricordo! Sì sì, l'ho studiato tempo fa. Le religioni cessarono di esistere dopo lo scoppio della terza guerra mondiale. Ognuno ha il diritto di credere in ciò che gli pare, ma da allora sono vietate a livello mondiale associazioni a scopo religioso» ripeté la ragazza a pappagallo.

«Ma che classe fai?» mi intromisi io.

«Ah! Anche le scuole cessarono di esistere per un altro editto di chi non so più, sempre dopo lo scoppio della terza o la quarta guerra mondiale. Adesso non lo so più!! Ma non fa niente. Ognuno studia da casa o in multi seduta in alcune città. Facciamo esami e boom, ci buttano nel mondo del lavoro!»

Ci guardiamo con il nonno ed entrambi pensiamo che la strana ragazza venuta dal futuro non deve aver studiato granché. Poi prende una specie di cicca e ce la offre. Il nonno chiede cos'è e lei risponde scocciata: «Il pranzo, cavernicoli! Con questa glum io nutro e disseto il mio corpo nella giusta quantità. Riduco il tempo di seduta, anzi non mi siedo affatto così che posso fare altre cose. Ah, aspettatemi… devo celebrare l’evento di avervi incontrato!» Piglia un anello e scatta una foto che poi viene riprodotta via ologramma e lei cliccandoci sopra cambia gli elementi, abbellendosi. E poi si firma con una clip audio. La sua voce prende un acuto da gallina strozzata e le sue labbra si accartocciano tipo carta bruciata e in quella fessura di bocca erutta: «Sono tra i cavernicoli, uhh!!!»

Io sono affascinato da tutto ciò, invece il nonno pare un dipinto del Van Gogh e piano piano smette di far domande e tace. Decidiamo di portarla a casa con noi, sebbene abbiamo qualche dubbio sulla sua sanità mentale. La ragazza quasi subito si dissocia da noi e continua a mandare ologrammi di questo e di quello. Io sto al gioco e mi faccio immortalare più che volentieri, invece il nonno tace cupamente. A casa la mamma ha preparato il pollo al forno con le patatine fritte e Cecilia guarda il suo piatto impaurita. Io le dico che male non le può fare perché mamma cucina abbastanza bio. Alla parola bio si illumina e assaggia il pollo e la luce dei suoi occhi risplende dal nero spento di prima al color miele dell’allegria. Il nonno le versa un bicchiere di vino e lei lo assaggia ghiottamente ed esclama: «Ma è di vera uva!» Scoppia una risata generale e la cena prosegue lietamente fin quando lei non corre in bagno e non torna più. Io vado a vedere che è successo e la vedo in un mare di lacrime che grida che è grassa e che la colpa è mia. Evidentemente è ubriaca ma le lacrime son vere. Mi dice di abbandonarla come ha fatto la madre suprema. Non so di cosa stia parlando, ma la porto in camera mia e dico ai miei che Cecilia ha sonno. Le dico di dormire nel mio letto, ma lei si rintana sotto la finestra, accucciata e terrorizzata da qualcosa che io non consapevolizzo. Poi si alza e guarda la finestra, la splendente luna sotto il ricco castagneto di fronte casa. Il cielo è una trapunta di stelle. Cecilia guarda affascinata e mi dice che nel futuro non avremo tutto questo. Niente di questo. Solo cupe cose create dall'uomo. Mi dice che non ha genitori, è nata in un lotto di embrioni umani e il suo nome è A44. Mi guarda con i suoi occhi nero pece e mi chiede se voglio venire con lei nel suo mondo “solo per un poco”, e io non so se accettare, ma il suo viso è vicino al mio ed è illuminato dalla luna. La bacio con delicatezza e lei si lascia baciare da me, prima con rigidità ma poi si apre come un fiore alla primavera e ricambia il bacio come se fosse la prima volta che viene baciata. Mi prende la mano e aprendo la finestra tira fuori una tollettina di plastica che accesa diviene un drone. Guida con destrezza il drone e io, dietro, non posso che annusare il suo buon odore. Aver mangiato lo ha migliorato di molto. Arriviamo nell'uovo e lei mi porge un sottile casco e chiudendo l’uovo mi porta nel futuro.

Lo scenario, in effetti, è affascinante e mostruoso insieme. Grattacieli enormi si stagliano in cielo fino a coprirlo. La luce sul fondo di quei colossi non arriva neanche più. Non vi sono negozi di alimentari se non di pasticcherie, come li chiama lei. Niente chiese né parchi giochi. Si fa tutto a casa, spiega lei, o nei centri apposta. Dove artificialmente puoi rivivere l’ebbrezza di una scalata in montagna oppure semplicemente di un’altra vita. Alcuni ne sono talmente assuefatti che vivono direttamente in quei centri, che sono assolutamente free finché non provi a disintossicartene. Casa sua è un loculo sferico con tanti monitor, un cesso, un letto. L’armadio non esiste perché una macchina è in grado di tatuarti i vestiti addosso dandoti l’effetto 5D. In effetti, per tutto questo tempo, non mi sono accorto che è oggettivamente nuda. Arrossisco con pudore ma lo nascondo sotto un sorriso beffardo. Cambia parrucca, adesso ha un caschetto anni ’20. In quella società una cosa che mi pare subito chiara è che si va per stereotipi, tramandati di generazione in generazione. Mi dice che nascono senza capelli per non complicarsi la vita, ma hanno un’altra macchina che costruisce capelli artificiali. Per la seconda volta mi accorgo che non ho visto nemmeno che non ha capelli veri. Di lei, di vero, rimane solo il profumo di quando ha mangiato da noi. La nostalgia di casa è un pugno nello stomaco. Sebbene io non abbia detto niente, lei si gira caustica e dice: «Qui da noi le emozioni sono out! Qui è la city, non sono ammesse questo tipo di leggerezze. Se vuoi fare l’animale devi andare a sud» Con sud intende un altro continente che volgarmente viene chiamato Anatolia. Lì è tutto l’inverso della city. Gente come animali che si accoppiano lungo i sentieri lasciati alla natura.

Gente grassa e nuda che vagabonda senza far nulla. Artemisia mi dice che alcuni ci vanno perfino in vacanza nonostante in Anatolia tutto sia permesso dall'assassinio allo stupro. Nessuno fa domande e ognuno pensa a soddisfare le proprie esigenze. Alcuni specialisti sostengono che per un certo periodo del proprio percorso di vita Anatolia serva per la crescita come persone e viene vivamente sostenuta. Poi d’improvviso Cecilia si fa seria e mi dice: «Mi sto per riinserire il cip e da questo momento in poi sarò di nuovo on line per il governo che ascolterà e controllerà tutto quello che faccio. Ricorda, non sono cattiva» Io non ho il tempo di replicare, perché inserito il cip, si ridisegna vestita da politico e cambia persino la voce. Dalla stanza arrivano due guardie e mi afferrano e mi conducono al senato, dove una commissione mi guarda attraverso un display. Una sedia è predisposta al centro della stanza. Vengo fatto sedere e legato. Cecilia quindi mi ha rapito sotto mentite spoglie? Noto che la mia delusione arriva a loro come un qualcosa di repellente. Non sono più capaci di sentire qualcosa. Eppure Cecilia no, lei quella sera aveva sentito qualcosa. Io ne ero convinto. Mi mettono un casco pieno di elettrodi e una serie di informazioni su di me appaiono nello schermo grande. Ma loro non vogliono sapere queste cose, loro vogliono sapere della mia vita passata. Vogliono le mie sensazioni vere per poterle meglio controllare. Conoscere la vera vita passata potrebbe ridefinire quella futura. Sensazioni si accavallano finché da una porticina non viene fuori un vecchio che man mano che si avvicina riconosco essere mio nonno. Lo shock è enorme! Non riesco a concepire una cosa simile. Eppure si muove e parla come lui. Ma lo sguardo no, non è il suo. Lo sguardo di quel vecchio è nero pece come lo era quello di Cecilia quando la vidi per la prima volta. La commissione si scioglie ed io vengo messo in una cella, sempre sferica e di plastica trasparente.

Cecilia entra nella gabbia lentamente e d’improvviso le afferro il collo e le strappo il cip. Il mio sguardo dice tutto e il suo è una risposta ad una mia domanda silenziosa sul perché, ma lei non risponde e mi passa il drone e le chiavi dell’uovo. Se ne va lasciando la porta della gabbia aperta, rimettendosi il cip, ed io scappo verso il mio passato. Nell'uovo c’è solo un messaggio in display: Avevo bisogno di non conoscere il vero passato e con esso come si viveva davvero. Grazie.

Stordito da tutto ciò, guardo l'uovo ma è molto intuitivo e quindi in poco tempo mi ritrovo nel mio presente così disfunzionale ma vero. Il nonno suona la fisarmonica sul patio e io nascondendo con un telo l'uovo di Cecilia mi siedo sul dondolo con lui. Lui smette, mi sorride e chiede: «Era così orribile come quella Cecilia il futuro?»

«Di più, nonno. Ma su Lei ti sbagli. Forse lei era l'eccezione alla regola, era la speranza che anche nel futuro qualcuno possa cambiare le cose. Nonno, un giorno un uomo saggio quand'ero piccolo, su questo stesso dondolo, mi disse che chi è capace di sognare è anche capace di cambiare il mondo. Forse aver visto il nostro oggi le servirà per il suo domani» Il nonno mi dà una carezza sulla testa comprensivo e si mette a suonare di nuovo la fisarmonica tranquillamente senza più parlarmi. Ed io chiudo gli occhi e penso a quello che dal suo passato ci manca di più in quest'era moderna. Ma sorrido anche perché finché ci sarà mio nonno che suona la fisarmonica o anche solo il ricordo della sua fisarmonica io sarò in grado di sognare ancora futuri migliori.

film completo

IERI OGGI E DOMANI  con MARCELLO MASTROIANNI E SOPHIA LOREN

siccome non sono convinta del film
posterò una serie 
che sembra molto nelle mie corde

vi avviso che le registrazioni sono complete ma non perfette.

seconda stagione


colonna sonora


Anni come giorni son volati via
Brevi fotogrammi, o treni in galleria
È un effetto serra che scioglie la felicità
Delle nostre voglie e dei nostri jeans che cosa resterà
Di questi anni maledetti dentro gli occhi tuoi
Anni bucati e distratti noi vittime di noi
Ora però ci costa il non amarsi più
È un dolore nascosto giù nell'anima
Cosa resterà di questi anni ottanta
Afferrati e già scivolati via
Cosa resterà e la radio canta
Una verità dentro una bugia
Anni ballando, ballando Reagan-Gorbaciov
Danza la fame nel mondo, un tragico rondò
Noi siamo sempre più soli, singole metà
Anni sui libri di scuola e poi che cosa resterà
Anni di amori violenti litigando per le vie
Sempre pronti io e te a nuove geometrie
Anni vuoti come lattine abbandonate là
Ora che siamo alla fine, noi, di questa eternità
Cosa resterà di questi Anni Ottanta
Chi la scatterà la fotografia
Cosa resterà, e la radio canta
"Won't you break my heart?"
"Won't you break my heart?"
Anni rampanti dei miti sorridenti da wind-surf
Sono già diventati graffiti ed ognuno pensa a sé
Forse domani a quest'ora non sarò esistito mai
E i sentimenti che senti tu se ne andranno come spray
Uh! Oh No, no, no, no
Anni veri di pubblicità, cosa resterà
Anni allegri e depressi di follia e lucidità
Sembran già degli anni ottanta per noi
Quasi ottanta anni fa

Commenti

Post più popolari