L'alchimista



 Sono una parolaia, sono fatta di parole, mi faccio di parole. Con esse celebro la vita morendo molte volte ma per poi rinascere sempre.
Descrivermi è come descrivere cos'è un colore, del tutto impossibile se non l'hai visto, vissuto o amato. Come detto prima sono una parolaia, una di quelle che gioca con le parole fino a dargli vita. Sono una che è fatta di parole, di concetti, di pensieri e di conseguenza io mi faccio di parole, concetti o idee. Con esse vivo il mio essere un po' Emo e un po' alchimista nell'animo. Le faccio talmente mie affinché esse mi taglino e tagliandomi, il mio sangue può disinfettare le mie ferite.
Niente di più pratico, niente di più effimero. Io così come concetto d'essere.
Dicono che ho un carattere forte, cocciuto e inflessibile, in realtà sono un’anima in perenne mutamente sempre in guerra con questo mondo e con quell'altro (il mio). 
Tante volte nel mio socializzare ma anche no, mi soffermo a guardare le persone nel loro agire e nel loro comunicare. Per catturare e capire il loro pensiero, la loro anima.
Mi capita spesso, al cinema, al ristorante di stare zitta e ascoltare le voci delle persone accanto a me fino a divenire pensiero.
Anche suoi social e soprattutto o nel virtuale, ho potuto cogliere tante sfumature che ormai so che colore hanno. Le dinamiche interne ed esterne del loro approcciarsi.
Ma non mi sono fermata a questo, come una brava alchimista, come quando dovevo partorire e avevo paura mi chiusi in bagno presi lo specchio e aprendo le gambe vidi lo svolgersi del processo della vita.
Sarei rimasta ore a vedere come il mio corpo disegnava il suo scopo.
Non lo dissi a nessuno, perché nessuno mi avrebbe capito. Infatti quando partorii da sola in ospedale, avevo solo ventitré anni ma non avevo paura.
L'idea mi venne leggendo di Leonardo Da Vinci che rubava i cadaveri per dissezionarli e l'idea mi piacque così presi a vivisezionare me stessa.
Capii cos'è il dolore, come si supera l'esaurimento nervoso, cosa ci porta al disordine compulsivo della personalità e alimentare. Mi curai e osservai il modo in cui la mia mente superava i processi e ne presi nota. Cercai la cura attraverso i libri, dalla mitologia ai più disparati e non la trovai. Trovai chiavi di pensiero che aprivano altri processi ma la vera cura fu il tempo e Dio.
Analizzai pure lui, litigandoci ogni giorno, per una decina d'anni. Infine feci pace distrutta dal Suo avere ragione ed io torto.
Ora analizzo l'amore, più per non ricaderci che per capirlo.
Ho capito tante cose sull'argomento togliendo i sentimentalismi, i fatalismi dai miei ragionamenti. Se dovessi parlavi ora dell'amore vi dovrei allora parlare di lui, il mio alchemico amore. Ma questa è tutta un'altra storia che un giorno vi racconterò.
Il ruolo della madre è molto importante nella società. Troppo importante. Forse perfino più importante di quello paterno (anche se di poco) Da quel che ho potuto vedere le madri oggi hanno troppe attività, troppe distrazioni e si è un po' perso il senso d'insegnamento che una madre deve avere. Io credo che una madre debba rimanere tale fin quando i figli non abbiamo raggiunto un livello di maturità tale da poter far diminuire il senso materno e aumentare quello di donna. Essere buone madri è importante per la società affinché i Nostri pargoli non creino più problemi che soluzioni. Ho visto madri troppo rigide e ho visto ragazzi di mamme caporali diventare al 99% di loro omosessuali. Non è detto ma è probabile ve lo assicuro. I figli le cui madri guardano più il display di un cellulare che il loro volto non crescono con quel forte senso di legame e di appartenenza. Non è solo un mio pensiero, ho scoperto che hanno condotto studi ed esperimenti, e ne è venuto fuori un quarto non positivo.

Due articoli fra molti che ne parla.



Poi ci sono le mamme come la mia che hanno smesso di lottare. Che si sono chiuse nel loro mondo e buonanotte a tutti. Madri, figlie di tragedie e vittime di altre madri inadatte. Da tutto questo sbagliare ne ho preso esempio ma inverso e ho provato a insegnare a mia figlia ciò che mia madre non mi ha dato. Tempo e insegnamenti. Ma Amore sì tanto, solo che ci ho messo trentadue anni per capirlo, per accettare il suo maldestro modo di comunicare con me. Trentadue anni per fare pace con il suo ruolo e capire che oltre la mamma c'era una donna in difficoltà. L'ho accettato e sono andata in suo soccorso.
Fin quando mia figlia era nella pancia pensavo a una piccola Me, comprando libri su libri che gli sarebbero potuti piacere. Ma era troppo uguale a suo padre e leggere non era nel suo karma. Comunque sia pur costretta nell'amore di tanta premura, un po' di libri li ha letti e gli altri li ho regalati. Era una piccola Tarzan e molto spesso e per anni sentii il peso dei suoi pochi anni sui miei. Visse pure lei il nostro Vietnam ma per ovviare alla triste realtà e per farla stare tranquilla iniziai a raccontare favole epiche e lunghissime che di trasformarono in vere proprie saghe.
Tramite esse gli insegnavo la vita.
Erano anni spenti in cui feci azioni che andavano contro me stessa, il mio modo d'essere. La donna che era in me cercava un concreto senso d'essere e non ci riusciva. La mamma invece lasciava che la fantasia supplisce a tutte quelle cose che dovevo insegnarle. 
Da piccola (infante) Iniziai a raccontarle le avventure di Tello il serpentello. Un piccolo serpente che diventava ragazzo (serpente) e le cantavo le canzoni dei cartoni animati o le mie opere create per lei (Giulietta va in bicicletta) o (fra Giulietta campanaria) o (Alla fiera dell'est) ore e ore fin quando non si addormentava.
Poi passai a Lilly la cagnolina buona e cattiva che voleva diventare regina di pupazlandia.
Era una droga per lei e una maledizione per me. Come Madre facevo schifo ma come artista ero un mito. Non di rado vedevamo gente che ci ricordavano i personaggi e ridevamo insieme.
Un giorno vi racconterò la storia di Chiara. Ella rappresentava tutto ciò che non aveva e non poteva avere. La storia narrava di cinque fratelli e fidanzate dieci personaggi in tutto. L'ha vissute talmente tanto che adesso che Vive come avrebbe potuto vivere la Giulia racconto e la vita le sembra proprio un racconto.
Con chiara abbiamo superato gli anni di bullismo di cui era vittima a scuola e le mie vicissitudini come donna.
Poi ci trasferimmo da sole a casa nostra, l'ultima e i racconti cessarono piano piano di essere letti ma non di essere scritti.
Ora basta racconti quando parliamo è vita vera e storie vere affinché capisca dove finisce la fantasia e inizia la realtà. All'inizio della nostra avventura ci furono serate disperate con ciabatte in mano. Con io che la rincorrevo e lei che scappava. Urla e litigi. Ma Come tutte le fasi finirono e ora ci godiamo un rinnovato rapporto.
La mia piccola è cresciuta e io pure. Lei ha capito che sono umana e mi ha accettato per com'ero e questo le ha potuto far accettare l'aiuto che le porgevo. Non le ho mai imposto chi amare e da che parte stare, lei da sola ha capito. Comunque si è creata una sua verità e una sua realtà e questa la porterà a divenire donna. Ho scelto di rimanere sola per aiutarla almeno fin quando non sarà in grado di capire che oltre la mamma c'è la donna. Gli adolescenti hanno più bisogna di cura che gli infanti. C'era bisogno che ci fossi e ci sono stata. Sono scelte ma a oggi sono consapevole e felice di questa scelta.
Oggi nel mio raccontarmi farò pure outing e vi verrò a dire che è vero che sono una maestrina, troppo seria e troppo rigida in certi argomenti e totalmente confusa in altri.
Sarà che fondamentalmente sono una mamma e come tale ragiono. Sarà che ogni giorno la mia mente non si nutre d'incertezza ma deve avere risposte precise. A mia figlia adolescente, a mia mamma malata di Alzheimer, al babbo che vuole essere aiutato, e a lavoro dove gestisco comunque tutto il traffico per fare andare avanti il caseggiato.
Mi ferisce chi mi accusa di essere troppo sicura di me, perché non sa che chi giornalmente deve sopravvivere le pesantezze del valore che le proprie scelte hanno. Chi è costretto a prendere decisioni istantanee gli verrà automatico farlo sempre. 
Non sa quante volte, non si vorrebbe neanche svegliarsi oppure fuggire lontano disconoscendo tutto e tutti.
Cose sbagliate senza dubbio, ma cose che solo chi vive in punta di lingua (come i gatti che sondano l'aria circostante per sondare il pericolo) può conoscere.
Sono pure religiosa, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in questo.  
Chi mi ama sa, e forse non del tutto, conosce la guerra che c'è negli animi come i nostri, quante volte abbiamo abbassato la testa perché non eravamo nella situazione di poter reagire. Quante volte i nostri diritti ci sono stati tolti via dal sistema dittatoriale dello stato. Eppure nonostante ciò non abbiamo smesso di essere noi stessi, di credere in un mondo migliore.
Una volta gente come me era apprezzata e amata, ora solo perché non mi conformo allo schifo generale, sono additata come maestrina o peggio.
Perché in questa generazione una giovane donna se ne deve fregare delle responsabilità proprie e di chi ha davanti, se no in generale è considerata stupida.
Sebbene i miei occhi riconoscono il padrone, sappiano, mi piace ignorarli. Perché infondo, a quei occhi sono fedele ma non sia ma che se ne avveda. Ho quest'idea di libertà su tutta la pelle ma che infondo è solo un idea perché i miei occhi quando incontrano i suoi gli vanno dietro come i più felici dei cagnolini e mi ritrovo sottomessa ma non paga di esserlo. Un po' geisha e un po' sbirra.
Ora vi dovrei parlare di mio padre, che sarebbe come parlare di me.
Ho questa cosa ribelle contro l'autorità che a pensarci bene anche con mio padre era uguale. La sua legge era in me ma finché me la imposta io ho disubbidito. Adesso che sono libera la seguo come un comandamento.
Lui è così e io pure. Ci dovete amare per come siamo fatti. Leggi e trasgressioni incluse.
Mio padre era tutto d'un pezzo, la facciata era vita per lui, assiso sopra la sua piramide di regole.
Non percepiva altri modi di fare oltre il suo. Sapeva ergo governava.
Io ero troppo ribelle per acconsentire, una vita di rifiuti per poi abdicare e capire di essere uguali. Ma quel reame di regole precise tante volte erano troppo rigide per essere vissute davvero e mi soffocavano tanto da voler cessar di vivere.
Ma infondo la vita è una ruota e non esistono padri i cui sbagli non possono esser perdonati e non esistono figli i cui genitori vedendoli felici non perdonino davvero.
Si cerca il meglio ma infondo che siano felici e sani è già tanto. Arriva il momento in cui bisogna scegliere se crescere o rimanere inutilmente se stessi. Arriva il momento in cui bisogna tirare le somme e capire di cosa realmente abbiamo bisogno. Arriva quel bisogno perché ad un certo punto utopie per utopie si ha la necessità della consapevolezza della realtà che ci è d'innanzi.
Se guardo tutti i miei anni, quest'anno trentotto anni vissuti, ricordo fin dove il sorriso c'era sempre e dove poi è svanito. Ricordo pure per chi è svanito. Le cadute e le interminabili risalite. Sono convinta che non sarei quella che sono se non avessi vissuto nel modo che ho vissuto. Non ho la certezza ovviamente che sarei migliore e senza dubbio più felice. Ho anche la certezza di quello che in me si è perduto purtroppo.
Ma oggi posso dire che non importa il passato. Importa il presente e il futuro.
Il panorama mondiale è pessimo, la società preferisce non guardare la realtà e ficcare la testa dentro l'effimero virtuale. L'illusorio materialismo. Infondo tutto è lecito sotto questo sole bisogna vedere se anche conveniente.
Io credo che ognuno può far la differenza anche se in minima parte se vuole. Tutti noi possiamo.
Voglio essere propositiva. Non credo che pensare a un mondo migliore sia un utopia. Non credo che credere in Dio sia tempo perso. Regalarsi al dio sesso e voltare le spalle a chi di te ha bisogno, questo sia tempo perso e anche malamente. Io non mi regalo e guardando esperienze di vite altrui non è che vedo tutta questa felicità nell'essere facili o immorali.
Non importa che tutti abbiano un comportamento, io ne ho un altro. Io ho scelto da che parte stare e in chi credere. Quando tre anni fa scelsi la libertà, salvando la vita a me regalando un futuro a mia figlia vi posso dire che so chi mi è stato accanto (Dio in primis e anche materialmente) e poi chi crede in quello che credo io.
Ho seguito e sperato in gente effimera, forse vedevo quello che non c'era o forse c'era ma erano loro che non credevano abbastanza in se stessi, comunque li ho amati e ho capito cosa dovevo necessariamente evitare per tornare a essere se non felice almeno serena. 
Ho altre passioni oltre leggere o scrivere, ed è la tecnologia, io amo pazzamente la tecnologia e tutto ciò che è comunicazione. 
Tutti hanno una loro storia e certe volte mi fermo e penso: a quando e a chi il teletrasporto??
Le mie passioni sono tante ma infondo tutto ciò che è Suono (pianoforte e chitarra) Colori (pittura e natura) e sapori (cucina e sesso) mi piacciono.
La scrittura la metterei nel suono, perché è parlare silenziosamente.
E io continuerò a scrivere, quello che è il mio pensiero perché rileggendomi voglio trovare una persona più concreta, più stabile, più realizzata. 
E se mi accorgerò di aver sbagliato strada, mi fermerò e ricomincerò un altra volta da capo.

 Teatro
Il Canovaccio - L'Alchimista (1994)

film completo

Memento audere semper - Ricorda di osare sempre

audiopoesia

Audiolibro


Giovanni Allevi l'alchimista (intervista)

colonna sonora

The Sun L' alchimista


(Fatto da me)
Download e ascolto


Lampioni e portici
È andata così
Piccola istrice
Dagli occhi bui
Quel bacio alcolico
Rossetto e guai
È stato facile
Non lo è stato mai, ah, ah, ah
Chi ci ricorderà?
Chi ti farà ridere?
Per chi ti smarrirai?
Chi userà lo sguardo tuo?
Chi lo fa al posto mio?
Io dove sarò?
Tra il fiume e i portici
Già buio alle sei, mmh
Cuore selvatico
Quanti anni hai? Ah, ah
Non dirmi amore mai
Ma incantami, dai
È così facile
Non lo è stato mai, ah, ah, ah
Chissà chi pungerai
Chi ti farà piangere?
Chi ti addormenterà?
Chi userà lo sguardo tuo?
Chi lo fa al posto mio?
Io dove sarò?
Nella città che ha il cuore di un istrice
Ti cercherò
In un traffico d'anime qui
Chi ci ricorderà?
Chi ti farà ridere?
Per chi ti smarrirai?
Chi userà lo sguardo tuo?
Chi lo fa al posto mio?
Io dove sarò?



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