(Dentro il racconto) Fino all'ultimo post

Giovanni Allevi - Social


Nel racconto Fino all'ultimo post si parlerà delle dinamiche social e di un omicidio. Gianni verrà accusato dell'omicidio di una sua giovane amante on line. Questa scatenerà diverse dinamiche famigliari e amicali.  Quest'incubo darà modo al protagonista di fare un percorso intimo fra passato e presente.

Tutto è bello e dorato nel fantastico mondo dei balocchi delle interazioni social, finché non ti accusano di qualcosa di losco e così il grande circo dei social va in frantumi. Cosa lascerà? Cosa succederà? Cosa ha portato un uomo arrivato e di successo ad un simile comportamento?

Sono domande che anche il protagonista si farà e le risposte non gli piaceranno affatto. 


dal racconto:

Lei e Antonio... Antonio e Zariga... Una rabbia si impossessò di Gianni tanto da spingerlo ad uscire nel cuore della notte.

Con la polizia all’erta, uscì lo stesso nell'indifferenza di sua moglie. Corse in macchina senza pensare. Pestando l'acceleratore come fosse la faccia di quello schifoso di Antonio. Arrivò mentre Antonio stava buttando l'immondizia. Gli arrivò alle spalle, lo fece girare e gli mollò un cazzotto. Antonio cadde sui bidoni, ma non aveva la faccia sorpresa. Già sapeva. Questo aumentò la rabbia di Gianni che gli si buttò addosso gridando: «Maledetto!! Nyo come hai potuto??» ma suo fratello questa volta rispose all'attacco. Rotolarono sul selciato, prendendosi a pugni. Ma d'improvviso Antonio ebbe la meglio e tenendolo fermo gli gridò addosso: «Adesso Basta Gianni!! Dammi dell'infame quanto vuoi, ma io tua moglie la amo da quando siamo partiti per Londra e l’abbiamo conosciuta e tu lo sai!! Da Londra me ne sono andato per colpa vostra» le prime gocce iniziarono a ticchettargli addosso ma in breve iniziò a piovere sul serio. I due uomini erano incapaci di muoversi. Gianni fissava Antonio senza riuscire a parlare. Ormai erano bagnati fradici, ma loro nemmeno se ne accorssero. Antonio riprese con tono più basso sempre tenendo per terra Gianni: «Ti ho rispettato fratello mio. Ho rispettato i tuoi problemi personali, ma la vedevo sai?? Tu sempre attaccato ai tuoi social e lei sempre più sola. All'altare le feci una promessa che me ne sarei stato fuori finché l'avessi vista felice. Ma felice non era, perdio! Hai rovinato tutto, Gianni, e io adesso te la porterò via per sempre.» Detto ciò si alzò continuandolo a fissare in modo distaccato, ma intenso.

Gianni abbassò lo sguardo e disse: «Sistemerò tutto! Riavrò Zariga e tu non sarai più niente per noi.»

Antonio stava rientrando in casa quando gli rispose: «Sistema i tuoi casini prima.» Il chiudere della porta mise fine alla loro conversazione.


............

«Gianni??» era stata una sagoma sotto un ombrello rosso a chiamarlo. La sagoma si ridisegnò man mano che si avvicinava. Era Anita con il suo volto tondo e l'eterna aria fanciullesca.

«Ah sei tu, Anita...»

Lei lo guardò con le mani nelle tasche del giubbotto di pelle e l'ombrello rosso incastrato fra il collo e il gomito.

«Grazie Anita, per Facebook!» disse lui sorridendo per la prima volta in quella tremenda giornata. Anita si sedette accanto a lui. Gianni la guardò, guardò quella gentile ragazza e se ne sentì terribilmente attratto. Anita era sempre stata la risposta biologica del suo io. Tutto quel passato insieme addosso che adesso voleva uscire di nuovo… aveva quella linea del collo terribilmente morbida come se fosse stata creata per appoggiarci le labbra, l'anima e la vita. La baciò e lei glielo lasciò fare. Morse quel piccolo lobo che aveva per orecchio e poi attraversò a piccoli baci la linea sottile e invisibile che lo portava alle labbra carnose. Anita sapeva di profumo francese. Gli mise la mano sinistra fra i morbidi ricci corti e neri e l'attirò a sé mentre con la destra percorreva il braccio, la schiena, fino ad arrivare al piccolo seno incredibilmente morbido. Anita gli fermò la mano prima che proseguisse verso le sue parti interne. Lui a fior di labbra del tutto perso le mormorò: «Non dirmi che non lo vuoi, Anita.»

«Le cose belle vanno fatte con calma. Non sono io la tua soluzione stanotte» disse lei sottovoce.

Lui sbuffò e riappoggiò la testa nella saracinesca. Aveva la testa che gli girava, il cuore improvvisamente era come impazzito e gli toglieva il respiro. Pensò che fosse tutta colpa dell'alcool e di quella piccola elfa che lo guardava dubbiosa.

«Dannazione!!» disse Gianni e poco dopo chiudendo gli occhi aggiunse: «Ed eccola signora e signori la piccola Sotuttoio! Non potevi tornartene te stessa domani?»

Ora la stava guardando intensamente negli occhi dilatati dall'eccitazione e dell'alcool. Le labbra di lei assunsero un’espressione orizzontale e gli occhi fiammeggiarono scintille nere di disapprovazione.

«Vai a casa, Gianni. Sei ubriaco» disse lei alzandosi.

«Vacci tu. Io sto meglio ubriaco che da sobrio» disse Gianni

voltando la faccia verso il profilo oscuro della strada.

«Ti ammalerai…» disse lei cocciutamente.

«Ma che me ne frega, Anita!! Meglio la morte...» si bloccò a corto di parole. Si fissarono e allora lei gli mise una mano sulla guancia e disse dolcemente: «Passerà tutto questo, Gianni, credici.»

Lui chiuse gli occhi e strinse la mano di lei senza dire più niente. Un mare nero di lacrime lo avvolgeva e lui non desiderava altro di affogarci dentro per sempre. Poi d'improvviso il male superò le barricate e fu troppo per lui.

«Vai via, Anita. Mi stai facendo male così. Mi fai sempre male. Sei una grandissima egoista.»

«Come?» chiese in sussurro lei.

Lui respirò, aprendo gli occhi e guardandola disse: «Non sono la bella persona che tu credi o vuoi credere. Non lo posso essere. Non ti posso salvare, lo vedi??»

La faccia di lei, se era possibile, si rimpicciolì ancor di più e in un piagnucolio disse: «Non mi aspetto niente.»

«Invece sì! Le belle persone si aspettano sempre qualcosa perché è giusto così. Se le meritano le belle cose le belle persone. Tu te le meriti. Ma io non posso essere meglio di così. Tu non puoi farmi sempre stare così abbarbicato ad una speranza che cambierò. Mi fai sentire deluso di me stesso. Mi ricordi, con i tuoi occhioni da cerbiatto, che sono un fallito. Già tutto il mondo me lo ricorda. Ma di tutto il mondo me ne frego. Ma di te no, Anita, io non me ne frego di te. Non posso semplicemente. Se conoscessi un sentimento vicino all'amore, quello sarebbe per te. Ma non sono in grado neanche in quello. Avevo Zariga e ho perso pure lei»


..........

Senza rendersene conto erano passati ore e il mattino era già arrivato.

Il padre e la madre entrarono computi e tesi. La madre aveva nella mano, con le unghie accuratamente ricostruite già il kleenex d’ordinanza. Il padre si sedette e disse al figlio: «Fammi uno scotch liscio senza ghiaccio così per distendere l’atmosfera.»

Scattò in piedi la madre dicendo che lo faceva lei.

«Mamma, dove stai andando? La cucina è qui a destra, là ci sono le camere.»

«Ehm, devo andare in bagno», disse lei sulla difensiva.

Gianni alzò gli occhi al cielo e acconsentì. La donna s’intrufolò nel breve corridoio con molta smania. Ma Gianni sapeva che non era per fare pipì, ma bensì per controllare la casa. Infatti dopo poco ritornò tutta rossa e commentò: «Oh insomma, figliolo, per questo tua moglie ti ha lasciato… se lasci certi giornali in bella vista!»

«Mamma, dove vai a fare la pipì di solito sotto i letti degli altri?»

La madre si stizzì e fece una smorfia, ma tacque. Poi guardò il marito che, aggiustandosi il cravattino delle feste, disse: «Dunque, ragazzo, ormai sei senza lavoro…»

«Io un lavoro ce l'ho!» rispose indignato il figlio.

«Su via dopo tutta questa pubblicità negativa? Nessuno ti vorrà più! Ma tuo padre t'incoraggia a cavalcare l'onda del successo mediatico. Ho un’idea, figliolo!»

E questo non era ancora niente, pensò Gianni tracannando il suo negroni gentilmente preparato dalla madre, che se ne stava appollaiata sulla finestra, facendo finta di piangere, ammiccando sguardi ingenui ai cronisti.

Gianni non ci poteva credere alle parole del padre.

Cavalca l'onda… Diventa un personaggio… non elemosinare storie cruente… loro avrebbero senz'altro capito… e infine con un po' di fango addosso non sarebbe morto nessuno.

La mamma si era piazzata davanti alla tv e con voce nasale aveva detto: «Il fango si secca, figliolo, ma i soldi no!!»

Era talmente scioccato da quella insensatezza concentrata, che non aveva parole da controbattere. Se ne stava lì come una spugna ad assorbire. Fin quando il padre non si mise davanti alla tv anch'egli e, armeggiando con una chiavetta usb e inserendola nell'apposita fessura, disse con voce seriosa e melliflua: «Ragazzo mio, è un promo della trasmissione di stasera. Ci servirebbe una tua delibera legalmente firmata.»

In totale armonia la coppia della banda Bassotti annuì all'unisono.

Gianni intervenne subito spegnendo la tv e dicendo che non avrebbe partecipato a nessuna buffonata illegale. Era inutile vedere quel promo. La madre mormorò il suo disappunto lasciando sul tavolino la delibera. Mentre il padre livido, ma contenuto, non disse nulla. Prese il capotto e se lo infilò. Dopo una buona mezz'ora preparatoria fecero la loro funebre uscita. 


Audiolibro


Film completo 



Colonna sonora 

Ehi sono fragola 86
e sono di Pompei
tu tu chi sei
we sono banana 33
ma 33 l'età non è
capisci a me
da dove digiti
te l'ho detto ti sei già scordato
io pensavo che Pompei
era un verbo al passato

sai sono in crisi col mio raga
o no
sono 15 gg che non mi dice tvb
ma vedi stu pezz d mrd vedi
dai vieni a stare qui con me
che ti riempo di tvb
basta che m la d

mandimi una foto
c'è l'hai l'ADSL
con me puoi star tranquilla
non c'ho manco la varicella
e dai mandimela ti prego

ok ora ti linko sul mio sito
io ti linko dapperttutto baby
anzi no ora ti zippo un jpeg
zippemelo amore
sto già inzippato di sudore
per arrivare ci mette un pò
io invece no
sssshhhhhhh... ahhhhhhhhh
questa saresti tu
dimmi che non è così
dimmi che è tutta la famiglia insieme
esci fuori dalla chatta

maledetta e mo cunfessa si na cess
e a penzare che p te
stavo lassa a concetta mi
stai tranquilla amore mio
sei sempre tu la prelidetta
le donne delle chatte
siete tutte chiatte siete tutte sfatte

quando sit brutt
tutte mal ridotte con i ritocchi
ai photosciocchi
cuncett mia ti voglio a te
è stato solo un breve lasso
di pura follità
ma che succede non capisco
s'è scassato l'hardisco.


Citazioni sulle Chat


Di Fabrizio Caramagna

Nelle chat con gli sconosciuti giochiamo a un gioco strano.
Siamo come dei bambini che buttano la palla dall’altra parte del muro
e l’altro la rimanda indietro
e noi di nuovo la ributtiamo
e così all’infinito.
Ci piace il gioco di buttare la palla, non di vedere il viso dell’altro.
(Fabrizio Caramagna)

Condannati a scriversi per sempre e non vedersi mai, è una delle punizioni dell’epoca contemporanea.
(Fabrizio Caramagna)

Comunichiamo via chat ma non abbastanza perché si possa chiamare comunicazione.
Raccontiamo la nostra vita ma non abbastanza da far venir voglia di viverla.
E a volte, via chat, ci innamoriamo anche ma non abbastanza da chiamarlo amore.
(Fabrizio Caramagna)

Se mi rimane un desiderio, vorrei che tutte queste migliaia di parole che ci siamo scambiati in chat diventino un giorno corpo.
(Fabrizio Caramagna)

Le parole scritte in chat mancano di tono, di contesto, di linguaggio del corpo, sono pallidi fantasmi di quello che avremmo voluto dire a voce.
(Fabrizio Caramagna)
E’ vero: bloccare le persone sui social e in chat significa lasciarsi alle spalle la tolleranza e la democrazia. Ma la tua vita non può che cambiare in meglio.
(Fabrizio Caramagna)

In chat un gentleman risponde sempre a qualsiasi donna, anche se non è affascinante.
(Fabrizio Caramagna)

E’ relazione stabile quando le risposte in chat tre volte su quattro sono “va bene”.
(Fabrizio Caramagna)

Rispondere in chat con ritardi clamorosi serve a consolidare una situazione di potere o a creare le premesse per una rottura.
(Fabrizio Caramagna)

Mai chattare in spiaggia con chi solitamente non risponde. Tocca controllare tutto il giorno, verso tardo pomeriggio lo smartphone è già scarico.
(Fabrizio Caramagna)

L’analista serio rifiuta di leggere la chat del paziente. Rinuncia per sfinimento solo al cinquantesimo minuto.
(Fabrizio Caramagna)

“Ti vedo riposata. Sei stata in vacanza?”.
“No, ho smesso di stare due ore in chat con degli sconosciuti”.
(Fabrizio Caramagna)

Gli uomini che nella bacheca pubblica dei social fanno gli scontrosi e in chat con una donnna i molli e i bavosi.
(Fabrizio Caramagna)

Statisticamente “Era meglio non scrivere” supera 100 a 1 il “ho fatto bene a scrivere”.
Tenetelo presente.
(Fabrizio Caramagna)

Cerchiamo sempre di scrivere una risposta brillante in chat, ma se l’altra persona è innamorata, persino un “ciao” accompagnato da un emoticon è brillante.
(Fabrizio Caramagna)

Durante i lunghi silenzi senza scriversi in chat ciascuno è però segretamente convinto che pensarsi sia reciproco.
(Fabrizio Caramagna)

La delusione che ti prende, prima ancora di leggere, quando vedi che la risposta è troppo breve, e tu ti aspettavi invece una risposta lunghissima.
(Fabrizio Caramagna)

In chat, nella realtà.
Due persone così diverse.
Ma in quale maschera specchiarmi allora?
(Fabrizio Caramagna)

La cieca e illimitata fiducia nei propri mezzi che hanno quegli uomini che scrivono in chat a una donna: “Anche se non ci conosciamo, ti va di prendere un caffé uno di questi giorni?”
(Fabrizio Caramagna)

Comincio a vedere la gente piazzarsi su Chat Gpt con lo stesso spirito “ma sì, è solo per divertirmi” di Facebook 2007 e tremo.
(Fabrizio Caramagna)

Passiamo il tempo a rendere pubblici screnshot di chat e messaggi privati.
Non sapendo che: “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”. Lo dice la Costituzione.
(Fabrizio Caramagna)

Eccolo lì. Lo studiatissimo, assillante, maniacale, opprimente, invadente, insistente, esasperante, asfissiante, insopportabile messaggino delle 11 di sera per chiedere “come stai”.
(Fabrizio Caramagna)

Enorme è la fatica di dire qualcosa di sensato in una chat, in questo cantiere dove il senso viene continuamente ucciso.
Per questo ogni parola ha bisogno di essere circondata da emoticon, figure e foto, altrimenti perde valore, diventa un pixel virtuale, preda dell’equivoco o dell’indifferenza.
(Fabrizio Caramagna)


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