la bocca della verità. Bisogna dire sempre la verità?


LA BOCCA DELLA VERITA' - di Pino De Lucia - voce narrante Carmelo Fiore.


Racconto 

Mi chiamo Nina sono come molte donne, mio malgrado, una tuttologa del tutto. Madre, cuoca, operaia, dottoressa, infermiera, insegnante e badante e in alcuni versi pure amante, sposa e madre al bisogno di lui, che in teoria è grande quanto te ma in pratica è un altro sulle croste, ma peggiore perché non lo ammette neanche. Come in tutte le cose, le donne, quelle vere, ce la mettono tutta ma arriva un momento in cui capisci che non ce la puoi fare se gli elementi a te circostanti non cambiano le loro prospettive. Questo almeno una volta al giorno, specialmente la mattina quando mentre ti lavi i denti devi cercare il famoso calzino perduto di mio figlio, che vuole proprio quel paio di calzini, e rispondere al telefono a tua madre che ti chiama alle 7:10 del mattino per dirti che il giorno dopo devi chiudere il negozio perché la devi portare a Padova. 

Poi caffè, un sospiro, esci di casa e tutto fila come deve filare sotto il tuo costante operare. 

Sempre così fino a quel giorno in cui conobbi Kia, una vecchietta del tutto fuori dal comune che mi disse che mi aveva spiata e così non andava bene. Mi fece una magia, quella di dover dire sempre la verità a tutti quanti… Non so cosa mi spinse ad ascoltarla. Perché credere a una vecchina sdentata che abita nel sottoscala del tuo palazzo? Poi mi dissi che tentare non nuoceva, che lei certamente da quella posizione poteva osservare le persone meglio di me e che certamente aveva più tempo di me e forse anche più voglia, anche se forse e in fondo anche io avevo fatto fino a quel momento le stesse osservazioni dentro me e tratto le stesse conclusioni senza nulla ottenere. Cominciai dicendomi che sarei partita di lunedì, ma quando vidi che erano passati già tre lunedì e la cosa stentava a partire, mi dissi che sarei partita al mattino del giorno dopo, ma quando lasciai passare otto mattine, capii che dovevo partire con una persona e poi provare anche con le altre. Ma quando vidi che nessuna persona mi sembrava abbastanza pronta per sentire la mia verità, non mi restò scelta: dovetti cominciare con la prima persona a cui pensai nel momento in cui lo pensai. La scelta, ovvero la cavia del mio esperimento fu inevitabilmente su una cliente, avendo io un attività. Per me, che non avevo mai lasciato che un appuntamento o l’acquisto di un prodotto mi passasse inosservata, fu difficile confessarle che non avevo idea di cosa avesse ordinato due mesi prima. La vidi perplessa, non era né una notizia interessante né tantomeno originale, ma per me era un inizio. Per me fu l'inizio di tutto. La volta successiva fu ancora la rivelazione di una mia mancanza. Passò un po' meno inosservata. Ricevetti un sorriso come di riconoscimento tra persone fallaci. Poi mi accadde di confessare a una cliente il mio malessere di quel giorno, questa fu accolta con sufficienza: tutti si lamentano di essere di malumore, oltre ogni credibilità. Infine capii, non ci volle molto per la verità, che bisognava puntare non sulle cose in negativo, anche se anche quelle andavano dette, ma su quelle in positivo. Fu una valanga che mi piombò addosso. Tutti volevano sentire cosa avessi di positivo da raccontare e perché lo raccontassi proprio a loro. Cominciai con i commessi dei negozietti sotto casa, un successo. 

Passai alle persone a cui tengo, via via di più. I parenti, tutti. Lì cominciò a sorgere qualche problema. Le vicende tra parenti sono incrociate e non tutti amano sapere che tu stai bene quando loro una certa situazione la soffrono. L'osso più duro fu iniziare a dire la verità a mio marito. Conoscere una persona che non avrebbe immaginato fu troppo per lui. Non si riprese. Non si è ancora ripreso. Ero contenta di quella mia nuova apertura quando, passando per le scale, invitai ancora una volta a casa mia ma Kia che non solo non mi salutò ma mi gridò di rimando: «Ragazza, tu non hai capito niente! Menti ancora a te stessa! Tu non mi vuoi a casa tua con la tua ossessione per il pulito!! Io sono lurida ai tuoi occhi. Hai il divano candido e con me sopra diventerebbe meno candido! Ma tu pensi che sia giusto volermi e preferisci sopportare come sempre se non di più di prima, così mi ferisci perché ti pieghi al dozzinale pensiero borghese della maggioranza!» Io ci rimasi male, dentro di me gridai: «Tu stai fuori di testa!» Ma le parole non mi uscirono davvero. Allora ella si alzò in piedi e mi lanciò dell'acqua puzzolente e disse: «Da questo momento tu dovrai dire sempre e solo la verità qualunque cosa accada» ed io rimasi sbalordita e inorridita da quella cosa che mi colava addosso. 

Poi lei sorridente disse: «Adesso voglio venire, posso?» Ed io risposi sicura: «No, puzzona!» e lei mi guardò sorridente e chiese: «Coosa?» ed io, rossa in viso, negai con la testa, poi respirai e dissi: «Certo... che... vo vo... voglio... che non-vieni!! Ahhhhhhhhhhhhhhh!» 

«Cosa, bella signora?» mi chiedeva Kia ironica mentre sorrideva beatamente e io gridavo scappando da lei. Una volta a casa, con il cuore a mille, di una cosa fui certa: aveva ragione, io non la volevo a casa per le ragioni che aveva detto lei, esattamente per quelle ragioni. Oh mio Dio! Adesso ero davvero nei guai anche perché il giorno dopo avevo una riunione con un rappresentante di una multinazionale! Un pezzo grosso!! Voleva rilevare la mia attività. E tra l'altro dovevo andare a parlare con una cliente che si era lamentata sulla consegna, in quanto per lei l’ordine era sbagliato. L’ordine era giusto perché c’ero io al telefono quando lei aveva ordinato. In entrambi i casi lo sanno tutti che l'ultima cosa che bisogna dire è la verità! Eppure avevo superato tanto scogli grossi, sarei riuscita anche in questi. Il primo dei due era al mattino. Decisi di vestirmi senza ostentare eleganza e orpelli d'oro con i quali mi mascheravo gli anni precedenti. Uscii ripetendomi come un mantra "se sono riuscita a dire puzzolente alla signora del sottoscala, riuscirò ad essere sincera anche con la cliente”. Dovevo essere sintetica per ragioni di tempo ma avrei dovuto farcela. Nel negozio della cliente c’era una di quelle signore esaurite, con la forfora da psoriasi e gli abiti raffazzonati. Mi disse che era lei la titolare del negozio. Mi fece un'autentica pena. Adesso capivo perché le sue clienti erano spietate con lei ma anche che lei era forte con i deboli e debole con i fragili. Era intollerabile! Mi rivolsi a lei con empatia chiedendole se per caso avesse mal di testa, perché strizzava gli occhi. No, non l'aveva ma mi confessò che era tesa per le tasse. La rassicurai dicendo che ero solo venuta a conoscerla di persona e che avevo preso io l’ordine ma se per caso si fosse sbagliata si poteva rimediare. Mi ringraziò. Mi sentivo gasata. Il prossimo era il pezzo grosso. Mi presentai e con un gran sorriso e poi gli dissi che la sua proposta non era allineata con la gestione del mio negozio. Dapprima si concesse un certo stupore e affettò indignazione. Poi, quando vide che non sorridevo, mi ringraziò e mi assicurò che erano in assoluta buona fede, e mi avrebbe rifatto una proposta migliore. Un successo insperato. Me ne tornai a casa dove una vicina all’entrata mi disse: «Signora Nina» mi salutò una donnetta rossa dalla vocina stridula. Invidiosa e frustrata, a detta di tutti. 

«E complimenti per l'acconciatura, i capelli sciolti le donano!» continuò sghignazzando. I capelli, perdindirindina, mi ero dimenticata di pettinarmi quel bosco di boccoli disordinati che mi ritrovavo in testa! E la vicina vipera non aveva fatto altro che farmelo presente, per prendermi in giro tanto per cambiare. Questa volta no, non poteva far finta di nulla. L'avevo promesso a Kia solo la verità! Le dissi: «Grazie cara, li legherò. Ma cosa hai fatto alla faccia? Sei così rossa. Guarda che le lampade non nascondono le rughe, semmai è l'opposto!» E orgogliosa entrai in casa. Cioè, sapevo quanto non fosse maturo rispondere alla provocazione con una provocazione, però davvero, certe volte abbassarsi all'ignoranza può lasciare un apparente gusto di liberazione. E dopo anni di rospi in gola, mi parve di star festeggiando il mio 25 Aprile. Senza pensarci un secondo di più andai e corsi a cercare Kia. La vidi mentre annaffiava dei fiori e mi fiondai su di lei dicendole: «Bleeeeah! Grazie Kia! Ma lavati, puzzona!!» 

Oggi scriveremo se sia giusto dire sempre la verità. È mia opinione che la verità veste bene tutto ma ci sono verità, soprattutto sui figli che è meglio non conoscere per una loro crescita a livello di esperienza. Gli errori servono per crescere e imparare. Ma i genitori devono dare una guida che li preserverebbe  da tali errori. Per quanto riguarda il coniuge, tante volte la totale trasparenza talvolta si traduce in totale sicurezza e molte volte noia. Non raccontare tutto non vuol dire mentire ma tenere per sé. Un pizzico di mistero arricchisce e impreziosisce il rapporto. 

Perché dire sempre la verità al partner non fa bene alla relazione. Parola di psicologa

Dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. Può andare bene in un'aula di tribunale, ma, quando si parla di comunicazione all'interno di una coppia, la faccenda è leggermente diversa. Diciamo pure che dire sempre la nuda, cruda verità non è necessariamente un modo sano di relazionarsi. O, perlomeno, non lo è quando prescinde dai sentimenti dell'altra persona, come spiega Eva Gutiérrez, psicologa ed esperta di relazioni: «Dire la verità senza filtri, senza alcuna cautela, senza tenere conto di ciò che l'altra persona prova non è onestà, ma una forma di “sincerismo”. È vomitare addosso agli altri ciò che si pensa senza dimostrare alcuna empatia».

Questione di responsabilità (affettiva)

Come riconosce Gutiérrez, comunicare in modo aperto e sincero è indispensabile per costruire una relazione sana, in grado di resistere alla prova del tempo: «La corretta forma di comunicazione all'interno di una coppia è quella in cui si chiede, si ascolta, si risponde, si negozia per raggiungere accordi», spiega. «Significa sapere di poter parlare all'altra persona di qualsiasi cosa senza temere di ricevere critiche o di suscitare risentimento». Tuttavia, fa notare l'esperta, nello sforzo di essere il più possibile trasparenti, molti di noi dimenticano la loro responsabilità affettiva ed esternano la prima cosa che viene loro in mente senza fermarsi a pensare all'impatto che le loro parole possono avere sul partner. Gutiérrez sottolinea come questo accada anche quando si usano le app di dating.

Nella vita di tutti giorni la verità è essenziale ma come dirla senza andare incontro a problemi? Ho trovato questo articolo che da ottimi consigli.

Fra i molti luoghi comuni che può capitare di sentire e di esprimere, uno di essi riguarda la verità, e la necessità che questa sia espressa, sempre e comunque. Come per il farmaco migliore che per essere efficace deve essere preso per un preciso proposito e in una quantità non sconsiderata, così la verità espressa ad ogni pie' sospinto senza considerare l'emotività e le reazioni dell'altro può causare più danni che giovamento.

La cosa appare ancora più sensata nel rapporto di coppia e chiunque abbia esperienza di esso sa che se non la bugia, in alcuni casi il celare la verità è prova di grande amore più di quanto la possa essere una verità spiattellata con egoismo. Prima di dire la verità al partner è quindi bene considerare che cosa si vuole (e si può) ottenere con tale gesto: si può far soffrire una persona? La verità sarà un elemento che rafforzerà la coppia? Dire la verità spesso non è semplice perché presuppone che si stia per dire qualcosa che il nostro interlocutore (in questo caso il/la partner) non gradisce sentire. Ecco alcuni consigli per esprimere "le verità" in maniera più semplice:

Dite la verità in privato, in un momento di quiete, quando il partner avrà il tempo di affrontare e gestire l'informazione. Potete fare in modo che a ciò che viene detto segua un momento della giornata nel quale il partner può poi raggiungere degli amici o dei conoscenti per avere un appoggio. Dire la "grossa verità" nel cuore della notte con una giornata lavorativa alle spalle e una che seguirà da lì a poco non è una grande idea. Mettetevi nei panni dell'altro: quando preferireste venire a conoscenza di una verità sgradevole?

Prima di dire ciò che volete dire, preparate il partner alla cosa, dicendo che sentite il bisogno di discutere di una cosa, una cosa non facile. Chiedete anche di ascoltare e di cercare di non reagire subito male.

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Quando parlate cercate di essere più descrittivi che valutativi, cioè descrivete il problema invece di dare dei giudizi sugli elementi che lo compongono. Assumetevi le responsabilità degli eventi che raccontate e ricordate che la verità è già abbastanza difficile da ascoltare senza bisogno di caricare l'altro di responsabilità (anche se magari l'altro ha delle responsabilità).

Preparatevi al peggio, cioè preparatevi al fatto che, sentita la verità, il partner possa avere il desiderio di allontanarsi per un certo periodo o che vi sommerga di interrogativi. Prima di dire la verità dunque esercitatevi a prevedere le reazioni. Quando una persona "impatta" con una verità sgradevole, tende a reagire in maniera dolorosa ed aggressiva. Resistete alla tentazione di aggredire per difendervi. In una maniera solo apparentemente più passiva, ascoltate e riconoscete ciò che prova il partner. Questo vi consentirà anche di resistere alla tentazione di profondervi in scuse e spiegazioni. Di fatto una persona ferità ha il primario bisogno di essere capita nel suo dolore più che di sentire una marea di scuse.

Non si tratta di un ricettario a prova di bomba che vi consente di confessare le peggiori nefandezze senza alcuna conseguenza. Infatti è necessario che ognuno si assuma le responabilità dei propri atti. Sta di fatto che questi piccoli consigli possono rendere meno doloroso un processo comunque difficile, che presuppone poi la ricostruzione di uno stato di fiducia nella coppia. Ma questo è un altro argomento ancor più complesso!

E poi ci sono i bugiardi seriali, i mitomani! Il mitomane o bugiardo patologico, mente per mostrare agli altri di avere una vita emozionante e di aver vissuto esperienze incredibili e avventurose. Ognuno di noi mente ogni tanto. Per non offendere qualcuno, per non sentirci esclusi o per moltissime altre ragioni, dire bugie ci può capitare durante la giornata anche se spesso questa scappatoia può avere conseguenze negative. Nonostante ciò, esistono individui che mentono in maniera patologica e compulsiva. Questo disturbo viene denominato "mitomania" o "pseudologia fantastica".

Dire bugiè può essere una malattia. Il primo a parlare di mitomania, all'inizio del '900, fu il dottor Ernest Dupré. Secondo lo studioso il bugiardo patologico utilizza le bugie, solitamente piuttosto credibili, per sembrare più interessante agli occhi altri. Spesso si tratta di persone che hanno voglia di vivere una vita che non possono permettersi o che non hanno il coraggio di avere.

L'obiettivo principale non è quello di imbrogliare gli altri ma quello di deformare la realtà a proprio piacimento. Per questo, mentono in maniera compulsiva per mostrare agli altri di avere una vita emozionante, di aver vissuto esperienze incredibili e avventurose o, in ogni caso, di avere una vita migliore di quella che hanno. La definizione di mitomane è infatti proprio questa: creare una realtà fittizia, dando adito alle proprie menzogne, e cercando di imporre questa visione agli altri, e nella maggior parte dei casi anche a sé stessi.

Se quando mentiamo nella maggior parte dei casi siamo coscienti delle nostre bugie, per chi soffre di mitomania il confine fra bugia e realtà diventa piuttosto labile.

Spesso, queste persone credono alle storie inventate che raccontano e non riescono ad affrontare la realtà. Per questo, continuano a portare avanti le proprie bugie e a non ritornare mai indietro sui suoi passi, creando un circolo vizioso. Si tratta di una vera e propria dipendenza dalle menzogne che si retroalimenta.

Il significato di mitomane, derivante dal francese, è appunto un inventore di miti. Non sono ancora chiare le cause della mitomania. Secondo gli studiosi potrebbe trattarsi di persone con un'autostima molto bassa o che hanno subito traumi durante la loro vita. Sarebbe una sorta di meccanismo di difesa che tende a rimuovere le esperienze negative e a creare un passato e un presente diverso.

Questa patologia, inoltre, potrebbe essere legata alla presenza di multiple personalità che si manifestano attraverso le diverse bugie. La mitomania non crea danni solamente al bugiardo patologico ma anche a chi gli sta vicino. Le principali vittime di questa patologia sono familiari e amici. Se viene scoperto, infatti, il bugiardo non è in grado di ammettere di star mentendo e per questo può vivere una grande crisi. Continuerà ad affermare che i suoi racconti sono totalmente reali e potrebbe reagire, nel peggiore dei casi, anche in maniera aggressiva.

5 punti chiavi per riconoscere un mitomane

Il mitomane o bugiardo patologico, mente per delle motivazioni profonde. Se da un lato possiamo riscontrare alcuni atteggiamenti tipici dei soggetti bugiardi, che approfondiremo poco più avanti, in questo punto cercheremo di capire i punti chiavi per i quali un mitomane crea questi miti intorno a sé.

Nascondere la propria fragilità: il mitomane cerca sempre di nascondere le sue insicurezze creando dei falsi miti, appunto, delle esaltazioni del sé, per non apparire inferiore alla rappresentazione ideale di sé stesso che si è creato.

Per evitare il crollo depressivo, il mitomane crea delle fantasie nelle quali si identifica come un supereroe

È un manipolatore degli altri e della realtà: questa caratteristica gli permette di rendere reali la sua fantasia e le sue bugie.

Perdita del contatto con la realtà, a causa del suo vivere continuamente nell'illusione e nella menzogna

Non può permettersi di provare angoscia e senso di colpa nei confronti delle persone che manipola con le menzogne, perchè significherebbe ammettere il suo fallimento. Pertanto è sempre sotto stress per mantenere un contegno e allontanare i sentimenti dalla sua strategia manipolatoria.

Tutte queste implicazioni profonde delle bugie patologiche, possono portare il soggetto ad altre patologie psicologiche più complesse, a causa di questa sovrappozione tra realtà e mito.

È possibile ritrovarsi incastrati in una rete di bugie senza neanche accorgersene, ma quando il coperchio delle verità viene alzato, la sensazione che si prova è quella di essere stati traditi, raggirati, manipolati e a parte il cuore a pezzi, anche la nostra autostima può risentirne.

Ma prima di riuscire a scoprire chi ci sta di fronte può passare del tempo. Così potremmo ritrovarci accanto a un uomo bugiardo e traditore senza saperlo, o accanto a una persona che non dice mai quello che fa, o a una persona che ha tradito, ed è stato perdonato, ma continua a mentire.

E ancora, come fare a riconoscere le bugie patologiche e far sì che non inficino il nostro benessere o autostima? I

In questo articolo cercheremo di capire qual è il limite, cercando di approfondire le cause e i sintomi che caratterizzano un bugiardo patologico, per riuscire a riconoscere tale patologia, e poterla combattere (o difendersi).


Prima di addentrarci nell’analisi della bugia patologica, occorre differenziare il bugiardo patologica dal bugiardo compulsivo.

La differenza principale, risiede nel fatto che il bugiardo compulsivo non mente con uno scopo specifico, ma perché mentire forma parte di lui e perché quando mente sta meglio di quando dice la verità. La bugia è più facile della realtà, e pertanto è l’abitudine e viene raccontata istintivamente e compulsivamente.

In questo senso il bugiardo compulsivo non è manipolatore, o per lo meno non lo è intenzionalmente: qui risiede la differenza principale. Il bugiardo patologico invece è normalmente manipolatore, egoista e utilizza la bugia per raggiungere i suoi fini, senza curarsi della psicologia delle persone che lo circondano. La differenza risiede pertanto nel fatto che il bugiardo compulsivo utilizza la bugia per affrontare una realtà che è in grado di affrontare, mentre il bugiardo patologico mente a prescindere, ma soprattutto per manipolare gli altri e crede una realtà congeniale ai suoi fini.

Se vi trovate davanti a un bugiardo cronico, il consiglio principale è quello di rivolgersi a un professionista del settore per aiutarvi a identificare la patologia e come affrontarla e capire se si stratta di un bugiardo patologico o un bugiardo compulsivo.

10 comportamenti tipici di uomini e donne bugiardi patologici

Smascherare un bugiardo non è sempre facile: esistono molto tecniche per mentire, ma alcuni atteggiamenti comuni a uomini e donne bugiardi patologici si possono identificare, delineando così un profilo psicologico del bugiardo patologico.

C’è da sottolineare che il bugiardo cronico e patologico è un atteggiamento più tipicamente maschile: anche se le donne bugiarde patologiche esistono, tendono ad avere un atteggiamento maschile nella tendenza a comandare e nell’affanno per raggiungere il potere.

Un atteggiamento degli uomini bugiardi patologici è la tendenza a tradire la loro compagna. Il tradimento costante è una caratteristica più maschile (ma anche le donne non sono escluse) che riguarda il bisogno di essere costantemente apprezzati e riconosciuti: normalmente sono persone che cercano di riempire quel vuoto che hanno dentro di loro, ricorrendo anche a relazioni parallele per non correre il rischio di essere abbandonati.

Il bugiardo patologico e traditore si presenta sempre con una personalità affascinante e sicura di sé che ama conquistare nuove persone per sentirsi più forte e amato. In questo senso il bugiardo patologico potrebbe rientrare in un’altra patologia: il narcisista patologico.

Ci sono però alcune caratteristiche comuni non solo agli uomini, ma anche alla donne bugiarde patologiche e che potremmo definire i sintomi del bugiardo patologico o mitomane:

Vive una vita perfetta: si presenta sempre come un vincente, e ha una tecnica sperimentata negli anni che gli permette di non essere smascherato.

Cerca sempre di mostrare una realtà diversa dalla sua, perché ritiene che la sua realtà sia mediocre e priva di interesse. Non è empatico, e rifugge il senso di colpa.

Tutto gli è dovuto, normalmente ha un carattere egocentrico e un atteggiamento egoista: prima di tutto esiste la sua soddisfazione a discapito di chi lo circonda.

Si sente superiore agli altri. La bugia patologica accresce questo suo senso di superiorità, sentendosi ricco di immaginazione e intelligenza. Nelle sue storie, ingigantisce i fatti, cercando di mantenere la verosomiglianza, arricchendole spesso anche con particolari perché una bugia in più o in meno non cambia la situazione, anzi può farlo apparire ancora più un eroe!

Si sente irresistibile: si presenta affascinante e sicuro di sé, e si rafforza ulteriormente attraverso le storie che si racconta. Il bugiardo patologico è spesso narcisista.

I fatti non sono sempre gli stessi, il bugiardo patologico è in grado di raggirare le persone, anche con opinioni o fatti che non quadrano per mantenere l’attenzione del suo interlocutore. L’abilità risiede nel fatto che il bugiardo patologico può manipolare l’altra persona per far si che non si accorga delle sua bugie o si senta imbarazzata nel commentarle.

Le bugie patologiche sono vissute dal bugiardo patologico come una realtà: le menzogne si trasformano nella verità, tanto che, molto spesso, il bugiardo patologico non è in grado di distinguere il vero dal falso.

Scappa dalle responsabilità e dal giudizio altrui. Per il bugiardo patologico le menzogne sono una forma di evitare responsabilità di qualsiasi tipo, rielaborando gli eventi per evitare il giudizio negativo degli altri

Non tollera le bugie altrui. Il bugiardo cronico non tollera che altri utilizzino i suoi stessi mezzi, e cercherà di smascherare altri bugiardi patologici.

Ha sempre ragione e se non ce l’ha, farà di tutto per riuscire ad averla, inventando bugie di ogni tipo.

Il profilo psicologico del bugiardo patologico corrisponde pertanto a quello del mitomane e non solo per assonanza. Il mitomane tende a raccontare e inventare storie che finiscono per diventare parte dei suoi stessi ricordi e lo fa per rincorrere i suoi fini a discapito delle persone che lo circondano.

Non esistono dei modi realmente effettivi per capire se una persona sta mentendo o per smascherare un bugiardo.

Esistono però studi, come quello dello psicologo Richard Wiseman, che hanno evidenziato alcuni segnali che possono aiutarci a identificare le bugie:

Utlizzo di un linguaggio impersonale, evitando di usare nomi propri ma ricorrendo a pronomi.

Scarso uso della gestualità: per mentire bisogna essere concentrati, e quindi si tende a non usare la gestualità per non confondersi

Utilizzo di intercalari e pause per avere il tempo di pensare a cosa dire

Evasività nelle risposte in caso di domande

Anche le frasi di un bugiardo patologico rappresentano normalmente queste caratteristiche, ossia:

sono frasi che contengono normalmente pronomi o soggetti comuni e impersonali, come noi, loro , tu, lei invece di nomi proprio o di “io”

Possono iniziare le frasi con qualcosa tipo: “sinceramente ti dirò…” o “per dirti la verità…” o “per essere onesti…” per cercare di convincere l’altro di qualcosa facendogli credere di essere sincero

Sottolineare con frasi come “Io sempre lo faccio..” O “io mai..” O “io sempre..” Il fatto che sono onesti e sono nel giusto

Deresponsabilizzare il proprio operato con frasi come “Non sono stato io..” “la colpa è di ….”

Secondo lo psicologo Paolo Crepet, inoltre, per smascherare un bugiardo cronico, potrebbe essere utile portarlo un week end in un posto isolato, come un paesino di campagna dove non può inventarsi troppe bugie e vedere come si comporta.

L’idea è che in una grande città come Milano, Roma, Parigi o Londra, il bugiardo patologico potrebbe trovare appigli per storie inventate, mentre in un piccolo paesino magari arriva a un punto in cui dovrà raccontare qualcosa di sé, perché non c’è niente a cui aggrapparsi e dovrà essere semplice e vero. Per quanto riguarda come capire se una persona mente dagli occhi, non c’è una risposta certa. Alcune persone bugiarde distolgono lo sguardo, ma altre continuano a guardare dirette negli occhi per mantenere il controllo e la manipolazione.

Il contesto, la forma di agire, il linguaggio e la comunicazione sono tutti campi che si possono approfondire per cercare di capire se una persona sta mentendo.

Come aiutare un bugiardo patologico: come comportarsi


Sapere come comportarsi o come aiutare un bugiardo patologico non è sempre facile. Il trattamento di un paziente mitomane può essere piuttosto complesso.

L'aiuto di uno psicologo o di uno psicoterapeuta può essere molto utile per uscire dalla rete di bugie che ha creato. Nonostante ciò la difficoltà principale sta nel far riconoscere al paziente di soffrire di questa patologia. Solo se il paziente accetta il suo disturbo, infatti, potrà riuscire a condurre una vita normale e non basata sulle menzogne.

Il bugiardo patologico può essere pericoloso nel momento in cui, creando una realtà immaginaria cerca di manipolare le persone intorno a lui per dare credito a questa realtà o per realizzare i suoi fini. In questo senso il bugiardo patologico può minare l’autostima e l’equilibrio di chi gli sta intorno o arrivare ad arrecare danni anche maggiori a seconda dei suoi fini.

Inoltre, se la bugia patologica è il sintomo di patologie psicologiche più complesse, come nel caso del narcisista patologico perverso, ci potrebbero essere reazioni più aggressive da parte del paziente.

Nel caso di dubbio, il consiglio è sempre quello di chiedere aiuto a un professionista o a un terapeuta.

Anche per aiutare un bugiardo patologico, il consiglio migliore è quello di ricorrere a un professionista, ma in questo caso ci sono alcuni accorgimenti che il bugiardo patologico può cercare di realizzare parallelamente:

autoconsapevolezza. Il primo passo per guarire dalla bugia patologica è capire che c’è un problema e riconoscerlo

La bugia è comoda: serve a scappare dalla realtà, dallo stress e dai problemi. Ci deve essere una forte motivazione per far sì che la persona bugiarda abbandoni questo mondo fittizio in favore di quello reale.

Le cause del bugiardo patologico e del mitomane, sono da ricercarsi nella storia del paziente che ha sviluppato questa patologia, fino a renderla una caratteristica intrinseca della sua personalità.

La bugia patologica, si caratterizza come una forma di difesa verso quel mondo che fin dall’infanzia lo ha sempre tradito e abbandonato, imponendogli di creare una personalità diversa per poter essere apprezzato e riconosciuto.

Il bugiardo patologico impara a rendere tutto più bello e a farsi apprezzare per non incorrere nel rischio che qualcuno scopra la sua grande disperazione e il suo vuoto interiore. Il problema di questa patologia risiede principalmente in due fattori: da un lato il fatto che il bugiardo crea una realtà immaginaria per dar adito alle sue illusioni di una vita migliore e alla ricerca di affetto, dall’altro che questa costruzione di una vita migliore calpesta qualsiasi cosa incontri davanti a sé: le persone vengono manipolate, usate per il proprio scopo o per rafforzare l’autostima o l’ego della persona bugiarda, lasciando solo devastazione intorno a sé.

Nonostante le apparenze il bugiardo patologico è pertanto una persona sola e disperata e bisognosa di affetto. Questa non è una giustificazione, ma sicuramente un buon punto di partenza per richiedere un aiuto professionale nel caso di bugiardi patologici con disturbi di personalità.

È importante sapere come difendersi da un bugiardo patologico: molto spesso queste persone utilizzano chi li circonda per il raggiungimento dei propri fini creando una realtà distorta e manipolando le persone per dar credito a questa immagina che hanno di loro stessi.

Ovviamente questo modo di fare, causa nelle persone che stanno accanto a un bugiardo patologico non poco dolore e ferite, sia emotive che legate all’autostima.

Le vittime del bugiardo patologico sono normalmente persone docili e insicure, che riescono ad essere facilmente manipolate.

Per imparare a difendersi, bisogna lavorare su sé stessi, aumentando la sicurezza e il rispetto verso sé stessi.

Ovviamente non è facile e può essere necessario chiedere aiuto a un terapeuta, ma alcuni consigli possono essere utili per affrontare un/a bugiardo patologico (o allontanarsi da lui/lei) :

solo tu puoi salvarti: se sei vittima di una relazione tossica con un bugiardo patologico, solo tu puoi decidere di salvarti e mettere fine a tale relazione (che sia d’amore, amicizia o affetto)

Ti meriti una vita migliore: non devi accontentarti di stare accanto a una persona che ti fa soffrire! Il vero amore non annienta la tua personalità facendoti sentire male. Il vero amore nasce dal rispetto uno dell’altra e dalla condivisione di un obiettivo comune. Non quello di uno solo.

Ritrova la fiducia in te stesso e la tua dignità, partendo di nuovo dalla realtà del mondo vero e non da un mondo fittizio creato per far sentire bene il bugiardo patologico a spese tue.

Impara a chiedere aiuto. Ricordati di chiedere aiuto, se senti che non riesco ad affrontare le cose da solo. È una cosa importante e non c’è niente di cui vergognarsi. Non è facile difendersi da un bugiardo patologico, ma con il tempo si può imparare a ricostruire un equilibrio e ritrovare sé stessi.

Avere a che fare con un bugiardo patologico in amore può significare molto spesso che siamo in presenza di una relazione tossica.

Il bugiardo patologico in amore normalmente si configura anche come un narcisista, che tende non solo a mettersi in mostra, ma anche a rimanere connesso con i propri bisogni e necessità, a discapito di coloro che gli stanno accanto.

Mentire in amore in psicologia, potrebbe essere pertanto solo una sfaccettatura di una patologia più complessa e nociva. Ci sono alcuni atteggiamenti che possono aiutare a identificare una relazione tossica e nociva, come per esempio la presenza di manipolazione, scarsa empatia, deresponsabilizzazione, discredito della persona.

In particolare potreste trovarvi in una relazione tossica con un bugiardo patologico se: I

l partner sembra sempre indifferente a cosa fa stare bene o male l’altro, a livello di situazioni o sentimenti

Le critiche e i litigi non arrivano mai onda nessuna parte, anzi nella maggior parte dei casi la colpa è sempre dell’altro (o di qualcun’altro)

La competizione per essere il più bravo, anche in un litigio o in un passatempo condiviso, è sempre presente per far risaltare le sue capacità e sminuire il partner

Vittimismo

Gli sforzi che impiegate per far andare avanti la relazione, non sono ricompensati minimamente e, in proporzione, sono molto maggiori al benessere che provate.

Nel caso vi troviate in una relazione con persone manipolatrici e bugiarde, non dubitate a chiedere aiuto, soprattuto se vi trovate in una relazione d’amore con un bugiardo patologico.

Dall'analisi che abbiamo realizzato finora, possiamo cogliere come le bugie da un punto di vista psicologico possano svolgere vari compiti:

Evitare le bugie. Soprattutto da bambini mentire serve per evitare le punizioni e un possibile rifiuto, Questo atteggiamento se interiorizzato potrebbe poi prolungarsi anche da adulto.

necessità di approvazione. Si mente per dare un'immagine positiva di sé agli altri, per mostrarsi sicuri e sentirsi approvati, perché si é troppo insicuri per ammettere ciò che s iè.

Privacy: si può mentire per mantenere la propria privacy, autonomia e libertà, evitando di dare informazioni troppo personali.

Evitare i conflitti: dire le bugie può essere una maniera comoda per evitare i conflitti e non mettersi in discussioni.

Affermazioni del proprio status: all'interno delle questioni di potere, le bugie hanno un ruolo importante. Normalmente chi ha meno potere, cerca di affermare il proprio status, mentendo per ottenere il risultato desiderato.

Le bugie servono pertanto a influenzare, controllare o manipolare gli altri a volte senza consapevolezza, mentre altre volte come abbiamo visto in maniera patologica.

Le bugie patologiche in psicologia servono a mascherare diversi problemi di personalità, affetto e autostima.

La terapia in questo senso sarà volta a capire da dove ha origine tale atteggiamento e il rapporto conflittuale con l'immagine del sé, cercando di risolvere la radicata dipendenza del bugiardo patologico dal giudizio altrui.

Per questo se si ritiene di essere o di stare vicini a un bugiardo patologica potrebbe essere importante contattare un terapeuta, esperto in problemi di personalità.

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Colonna sonora

E se a mentire fosse la realtà
Se non ti vede più la donna che ami
La bocca della verità
Si è mangiata le sue stesse mani
Lei mi ha rapito però non mi voglio indietro
Sto meglio trasparente, sì come un vetro
Io sono uno che muore (ehi, ehi)
Che sparisce come tutto il resto, è chiaro
Se sarò polvere che sia da sparo
Io sono uno che muore (ehi, ehi)
Che sparisce come tutto il resto, è chiaro
Se sarò polvere che sia da sparo
Sempre chi scrive le maschere
Indossa una canzone, ye-e-e-e-e-e-eah
La nuvola che ti inganna
Che sembra un'esplosione, ye-e-e-e-e-e-eah
もし現実が嘘だったら
Monalisa に感情がなかったら (ooh)
どうせあいつら私たちが
言ってることも分かってない
バカじゃないのー?
Lei mi ha rapito però non mi rivoglio indietro
Sto meglio trasparente, sì come il vetro
Io sono uno che muore (ehi, ehi)
(もういい!) che sparisce come tutto il resto, è chiaro
Se sarò polvere che sia da sparo
(録音はもうやめて!)
Io sono uno che muore (ehi, ehi)
(もういい!) che sparisce come tutto il resto, è chiaro
Se sarò polvere che sia da sparo
Sempre chi scrive le maschere
Indossa una canzone, ye-e-e-e-e-e-eah
La nuvola che ti inganna
Che sembra un'esplosione, ye-e-e-e-e-e-eah
もういい!声もガラガラだし
もういい!喉もガラガラだし
もういい!声もガラガラだし
もういい!録音はもうやめて
録音はもうやめて
録音はもうやめて
録音はもうやめて
録音はもうやめて
もういい!声もガラガラだし
もういい!喉もガラガラだし
もういい!声もガラガラだし
もういい!録音はもうやめて
録音はもうやめて
録音はもうやめて
録音はもうやめて
録音はもうやめて
Basta!


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