Il mare questo nostro così atavico elemento. Parte integrante di ciò che siamo o da cosa siamo lontani. Il mare è il nostro specchio: contempliamo la nostra anima nel volgersi infinito dell'onda” (Charles Baudelaire). Il mare quindi come specchio in cui l'uomo si riflette, si osserva, indaga sé stesso e la sua parte più intima: l'anima. Si, il mare come la vita. Una metafora perfetta.
Sul mare, la versione che ho del mare, ho trovato questo articolo.
Il tragitto dell'anima: il mare e il suo significato antropologico.
Quando ognuno di noi decide coscientemente di esplorare la propria anima, scopre quanto essa sia legata alla natura. Qualunque cosa si pensi circa l’anima, compresa la sua stessa negazione, la riflessione umana su sé stessi è un processo continuo e costante per tutto l’arco della nostra vita.
Come ci ricorda James Hillman (1926-2011), nell’anima di ogni individuo si agitano molteplici figure: in senso individuale, sotto forma di personali convinzioni e motivazioni ad esistere, e in senso collettivo, sotto forma di miti ed archetipi.
Nella nostra evoluzione, come specie Homo sapiens sapiens, abbiamo attraversato dinamicamente il mondo, domesticandolo nella maggioranza delle geografie, a quasi tutte le latitudini e longitudini. È il potere della nostra umanità: modificare noi stessi e l’ambiente, in reciproca veicolazione. Ed è questa la nostra prospettiva, come esseri umani, ossia progettare modi ed azioni per attraversare le nicchie ecologiche che la realtà ci propone. Ecco perché ci troviamo di fronte, quando vogliamo riferirci all’essenzialità antropologica della nostra esistenza, ad una serie di tragitti culturali, grazie ai quali ogni gruppo umano percorre e scopre la terra che lo ospita.
Tutto questo è fare anima, ossia movimentare la visione personale che ogni cultura sviluppa di fronte all’ambiente che la contiene. Ed in questo movimento, si creano tragitti nei luoghi terrestri, marini e celesti, tutti originariamente privi di strade e disposti ad accogliere le nostre orme.
Queste orme sono la nostra anima, in qualsiasi parte del mondo le si trovino, perché testimoniano il motivo del nostro movimento, assieme agli obiettivi che tale cammino conserva nei nostri ricordi e nei racconti.
In navigazione, con qualsiasi imbarcazione, anche all’interno di navi da crociera, l’imperativo etico che veicola la riuscita di questa esperienza antropologica implica la collaborazione e la cooperazione. La vita individuale a bordo è in relazione stretta con l’andamento generale della vita di tutti, negli orari e nelle funzioni, così come nel divertimento. Tutto è pensato, organizzato, anticipato e progettato, affinché l’esperienza marina si trasformi in occasione di riflessione, anche grazie a forme attive di distrazione dalle ambasce della vita quotidiana.
saluti tra croceristi
L’anima, che è paradigma (come ci ricorda Platone), ossia forma fondamentale che abbraccia il destino interno di individuo, che accompagna ognuno di noi come un’ombra, portatrice di destino e fortuna, trova sé stessa nell’infinità del mare. E questo avviene perché ai crepuscoli, nella mattina come nella sera, il cielo e l’acqua si toccano, senza soluzione di continuità.
E tutti noi desideriamo ardentemente conoscerci in profondità, fondendoci con l’idea di appartenere ad un meraviglioso sistema naturale, all’interno del quale possiamo imparare il valore di esserne i custodi.
Alessandro Bertirotti è Docente di Psicologia per il Design presso il DAD.
Grotte di mare come simbolo di una più intimità tra anima e mare.
ma ora il mare più bello che tutti vivemmo e solcammo
Quante inutili teorie sull'appartenersi si emettono.
Il mare non ha mai detto alla terra m'appartieni e la terra non ha mai risposto al mare ti posseggo! Eppur non c'è mare che la terra non abbracci e non c'è terra che il mare non lambisca.
Ora siedi sulle sabbiose rive con le tue tenere misericordie nascoste. Lambisci la nuda rupe battagliera che si oppone vincente ma che solo col tempo
la consumerai fino all'anima.
Portami a guardare il mare.
Meritati di vedere il mio tramonto che piano piano si ridisegna
nella mia migliore alba.
Ti ho pensato tanto
eppure so che non puoi chiedere ad un mare di venirti a cercare
che nonostante tutta la sua potenza,
la gravità del suo limite rimane.
Ed io così.
Nel mio piccolo idem.
Qua, ti avevo qua, nascosto dove solo il caso sa porti.
Ti cercavo ed ero come sopra uno scoglio che verso riva stava.
Da lì, potevo sentire il flusso potente del tuo pensiero il tumultuoso oceano della tua anima.
Tutto e niente come l'infinito cielo bacia il profondo mare ma non lo tocca mai, mai per davvero.
E non sapevo volere e adesso che ho imparato ho alzato le mie braccia e ti ho sospinto in alto fino a far volare le tue acque su nel cielo.
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