In treno 2/2 - Soliloquio a variabile inversa





Mi siedo in treno, stanca come non mai. Dei miei quarant'anni buttati sento il peso come se fossero mille in più.
Penso alla mia casa che non è mai pulita come vorrei. Penso a mia figlia e alla sua giovane età. Penso alla segreta persona del cuore, anche lui incerto su tutta la linea anche nel nostro improbabile amore.
Guardo il finestrino e noto che lo scenario è cambiato. In pochi minuti non siamo più in stazione ma in aperta campagna.
Vagheggio mentalmente su di lui mentre distrattamente guardo le mie scarpe. Sono delle ballerine e sono sempre troppo sciupate per piacermi davvero come la prima volta che le comprai.
Il mio paesino mi aspetta ma io ho noia di arrivarci...
D'un tratto ti siedi davanti tu, algida ragazza. Hai un manto di splendidi capelli lisci, neri e setosi. Grandi occhiali da sole rotondi che nascondono un ovale perfetto del colore del miele. Hai un corpo snello sotto la gonna lunga fino ai piedi. Porti un foulard nei capelli e sotto la maglia si intravede un bel seno prosperoso.
Penso di odiarti... mi appari così bella... che la voglia di morire mi scuote... io... io che son così brutta. Tu che sei così giovane e bella…
Ora mi fissi, dal tuo posto davanti al mio. Hai lo sguardo fisso e muovi poco anche la testa se non in modo impercettibile, ed anche il collo ma in modo rigido. Mi dà fastidio questo tuo fissarmi. Pare voglia frugarmi l'anima.
Che invadenza... chissà che pensi da dietro quelle spesse lenti da sole...
Poi accavallando le lunghe gambe poggi la testa sul sedile e ti levi gli occhialoni da sole e uno sguardo spento mi si para davanti. Sei cieca e hai gli occhi tutti rossi non so per quale motivo. Credo abbia a che fare con la luce che proviene dal finestrino. Forse non sei del tutto cieca. Senza pensarci tiro un po' le tende affinché tu abbia l'ombra, e un dolcissimo e sottilissimo grazie ti esce da quella tua bocca di porcellana.
Io rispondo prego stando sulle mie... vorrei poter entrare in conversazione...
Entra il controllore e con impazienza cerco il mio biglietto, mentre tu con grazia porgi il tuo.
Ti chiedo come fai, e tu di sorpresa mi chiedi se parlo con te.
All'improvviso mi sento stupida e ancora più che stupida ma continuo dicendoti che pensavo fossi cieca da quel tuo sguardo ma la tua scioltezza nei gesti è ammirevole. Lo mormoro più a me che a te.
Tu all'improvviso ti metti a ridere mostrando un candido sorriso e mi dici che hai fatto questo tratto di treno per tutti gli anni dell'università e altri cinque per il praticantato da avvocato. Su questo tratto di strada hai riversato talmente tanti sogni che ora son loro che guidano te, non viceversa.
Mi apparivi così giovane e fresca... eppure...
Ti chiedo se fossi ancora avvocato e tu mi rispondi che lo sei ancora. Hai uno studio nella city e stai per scendere in paese perché c'è lo studio di un amico di tuo padre che visita ancora. Taccio. Ora taccio. In paese c'è solo un dottore che visita ancora, è uno specialista in malattie come il Parkinson. Noto allora che ti trema la mano destra in modo impercettibile ma incontrollata, non solo il collo che si sposta ogni tot minuti.
Cala il silenzio. Non so che dire…
Poi ti presenti, mi dici vivi da sola nella city. Scopro che hai la mia stessa età sebbene dimostri la metà dei miei anni. Dici che non ami particolarmente le festività. I tuoi sono morti entrambi. Uno a Natale e l'altro qualche anno dopo a Capodanno.
Ti squilla l'iPhone e ti sento ridere e scherzare come se nulla avessi. Come se nulla ti fosse successo. Con la tua voce musicale. Parli di un certo Filippo e scrolli la testa mentre lo nomini. Finita la conversazione, ti chiedo a Pasqua che fai anche se non ami le festività. Mi rispondi che torni da Filippo. Ogni anno torni da Filippo.
Ti alzi, mentre io a penso a lui...
Cambiando discorso ti chiedo se abita alla city questo Filippo. Mi rispondi che abita in paese. Alla domanda dove abita mi rispondi che dimori da sei anni in piazza Greca. Questa volta lo dici mesta. La tua voce perde freschezza. Raggelo. Piazza Greca è il cimitero del nostro paesino.
Quanto dolore cela dietro quel gran bel viso.
Siamo quasi arrivati. Di nuovo non so che dire…
Cerco di augurarti tanta felicità, ma tu mi rispondi con voce serena che non ti serve. Mi ringrazi lo stesso. Mi dici che sei consapevole che da fuori sembri una disgraziata ma hai vissuto tanto e nel cuore hai tanti ricordi meravigliosi. Dall'abbraccio di tuo padre ai baci di tua madre. L'amore di una vita che iniziava e finiva in Filippo. Filippo non è morto davvero, mi dici, lui è presente, è nel tuo cuore; è nella tua vita sempre. Hai avuto tutto e ora non ti serve altro che serenità. Un giorno li rivedrai, ma fin da allora vivrai di ricordi e di altra vita così da poterla raccontare loro. Mi abbracci e scendi con la leggerezza di un angelo. Ed io mi sento leggera e prendo il telefono e lo chiamo, forse anche io ho bisogno di altra vita o forse anche solo di darmi un’altra possibilità.

Salgo veloce, stando attenta e contando i passi. Le fugaci luci che vedo e poi scompaiono invece che guidarmi mi confondono.
Un odore sgradevole mi travolge facendomi venir l'ansia di aver sbagliato treno. Ma è solo un ragazzo che passando mi ha urtato senza manco chiedermi scusa.
Ci sono ciechi che non sanno di esserlo perché ciechi alla vita.
Trovo il mio solito posto. Mi siedo e credo di esser in salvo, anche se mi batte ancora il cuore. Un buon odore mi avvolge e mi sento anche fissare anche se davvero non saprei dire se sia vero oppure no. Sento i passi del controllore.
Prendo il biglietto. Lo metto sempre al solito posto perché tasca che vince non si cambia. Sorrido alla mia solita frase che mi balena in mente, squadra che vince non si cambia. Me lo dicevi sempre tu Filippo ad ogni mia abitudine.
Mi bruciano gli occhi e il collo mi duole ancora. Speriamo che il dottore mi dia delle speranze migliori. Ma non credo, sento che il mio destino sia stato già segnato. Immagino te, mamma, che mi ripeti che il destino non esiste e che mi consolavi dicendomi che tutto può essere. Sento voci e odori diversi, son lontani ma una voce mi arriva vicina. Forse mi sbaglio, forse non è con me che sta parlando.
Ti chiedo se stai parlando con me. Non vorrei sembrar scortese. Dal timbro della tua voce hai visto che son cieca. Io lo so come fa la gente quando capisce che sei cieca e hai pure il Parkinson, si ingentilisce improvvisamente senza pensare che questo arriva a noi disabili in qualcosa, non come gentilezza ma come pietà. Ma tu hai una voce vissuta, non so che viso tu abbia, ma hai un buon odore e un animo gentile per davvero. Infatti, mi sposti la tenda per farmi ombra perché hai visto che mi dà fastidio. Mi chiama una mia amica e le dico che vengo da te, Filippo. Mi racconta quello che è appena successo con suo marito e io rido perché in qualche maniera rivivo la scena nella mia mente. Riattacco.
Mi mette di buonumore quel suo episodio buffo.
Mi chiedi di Filippo e dopo il dottore e le feste, è solo tutto un sospiro che trattieni. Lo fanno tutti. Ma voi tutti non sapete quanto io sia stata felice nella mia prima vita. Dove c'erano tutti. Anche i colori. Poi via tutto, mamma, papà, Filippo, e poi oltre la cecità, il Parkinson che a dire il vero non m'interesserebbe più di tanto se non limitasse la mia mobilità. Cerco di spiegarti, ti parlo di me, ti dico che io sono in attesa, non ho bisogno di auguri ma di serenità. Attendo il giorno in cui rivedrò il mio amato e i miei genitori e gli racconterò senz'altro di aver conosciuto in treno una anima buona ma tormentata. Ma questo non te lo dico perché rumoreggeresti ancora con le scarpe pensando di esser guardata, che ne so, nell'anima! Mi abbracci, ti sento serena ora. Scendo svelta perché dopo il dottore mi aspetti tu, Filippo, ed ho molte altre cose ancora da raccontarti oltre questa strana corsa in treno.

il galateo e i trucchi per godersi il viaggio sul treno

Più gli spazi sono ristretti, più è complicata la convivenza, e sui treni di nuova generazione – sicuramente più veloci e puntuali – gli ambienti si sono ulteriormente ridotti: al posto dei comodi vagoni a cui eravamo abituate, oggi si viaggia inscatolati in angusti posti da quattro, separati a due a due, da un tavolinetto.  

In così poco spazio, il rispetto è ancora più doveroso.

Galateo in treno ragazza al finestrino
Il treno è senza dubbio il mio mezzo di trasporto preferito, in primo luogo perché si sposa alla perfezione al mio animo nostalgico – uno dei miei sogni è fare un viaggio a bordo dell’Orient Express!

Scegliere il treno al posto dell’auto, ci consente di viaggiare in modo più sicuro e sostenibile, oltre a permetterci di godere della bellezza del paesaggio che scorre fuori dal finestrino, senza dover essere concentrate alla guida.

Purtroppo, viaggiare in treno è ancora piuttosto caro anche se, da quando in Italia esistono due servizi concorrenti di collegamenti ferroviari Intercity ad alta velocità, si possono trovare alcune promozioni niente male.

A bordo dei treni regionali vale la legge “chi prima arriva meglio alloggia”, per gli intercity invece, al momento della prenotazione, ci viene assegnato anche il posto.

Piccola parentesi per ricordarvi che, prima prenotiamo, più possibilità abbiamo di trovare un’offerta conveniente.

Se malauguratamente troviamo il posto che abbiamo prenotato occupato da qualcun altro, manterremo la calma, spiegheremo il malinteso all’abusivo esibendo la nostra prenotazione e, se ciò non basta, ci rivolgeremo agli addetti al servizio.

Da parte nostra, eviteremo di sostare nei corridoi o in prossimità delle porte, dove si crea intralcio.

Il bagaglio va sistemato nella cappelliera: troveremo un piccolo spazio assegnato al nostro posto, dove sistemare i nostri averi, senza invadere quello altrui.

Le valigie ingombranti andranno invece lasciate negli appositi ripiani all’inizio del vagone.

Ciò che riteniamo necessario per il viaggio, andrà precedentemente messo in una borsa più piccola, da tenere con noi, in modo di non doverci alzare ripetutamente, scomodando chi ci siede a fianco.

Per quanto sia lungo il viaggio, non dobbiamo mai toglierci le scarpe e nemmeno mettere i piedi sui sedili.

Secondo il bon ton, il bracciolo centrale spetta alle signore o alla persona più anziana.

Bon Ton in treno ragazza in treno
Galateo in Treno – Passeggeri
Salutare con un cenno i compagni di viaggio quando saliamo sul treno e augurare loro buon viaggio quando scendiamo, non costa niente ed è segno di buon’educazione.

Nel corso del viaggio, scambiare due chiacchiere va bene ma evitiamo di attaccar bottone, raccontando vita morte e miracoli.

Se invece temiamo di essere noi “vittime” delle chiacchiere altrui, un modo “gentile” per scoraggiarli può essere quello di fingerci concentrate nella lettura di un libro o di indossare gli auricolari – anche spenti. Funziona sempre!

Si dovrebbe mangiare sul treno esclusivamente nella carrozza ristorante ma, se vogliamo risparmiare, e consumare del cibo che abbiamo preparato a casa, dobbiamo assolutamente evitare cibi unti, dall’odore forte e succosi, come frutta troppo matura, panini con il salmone ecc. 

Per gentilezza possiamo offrire ai nostri vicini qualcosa, ma solo se preconfezionato industrialmente, tipo snack o confezioni monodose.

Eventuali briciole e confezioni vuote, vanno gettate negli appositi cestini o, meglio ancora, messe in borsa e buttate nel primo bidoncino della stazione, una volta scese.

Bon Ton in treno ragazza in treno
Galateo in Treno – La Quiete
Essere sedute a lato finestrino è un enorme vantaggio ma, cerchiamo di non far alzare continuamente chi occupa il lato corridoio.

Indipendentemente dall’orario, la quiete va assolutamente rispettata, vale a dire che i nostri smartphone devono essere impostati in modalità silenzioso, le eventuali telefonate devono essere brevi e a voce bassa, così come quando conversiamo con il nostro vicino.

Musica e film su smartphone, tablet o notebook, vanno sempre riprodotti in cuffia e a volume moderato.

Nel caso ci troviamo a condividere lo stesso scompartimento, la scelta del letto va lasciata alla persona più anziana.

Chi occuperà la cuccetta superiore si preparerà per la notte per primo, mentre l’altra attenderà nel corridoio.

La mattina, invece, sarà la persona che ha dormito nella cuccetta inferiore ad alzarsi per primo, lasciando poi la cabina all’altra persona.

L’orario stabilito per spegnere le luci sonno le 22:00. Auguriamo la buona notte prima di coricarci e cercheremmo di dare il minimo disturbo.

In un’era dominata dalla digitalizzazione e da sguardi fissi sugli smartphone, il primo segreto per trascorrere un perfetto viaggio in treno potrebbe sembrare banale ma non lo è; anzi, parlare con il proprio vicino di sedile può essere quasi un atto 'trasgressivo'. Ovviamente dovrete capire se il vostro potenziale interlocutore ne ha voglia. Se legge un libro o il giornale, un buon approccio può essere quello di commentare lo scrittore o la notizia del giorno. Attenti, però, a giudizi troppo diretti: il dialogo non deve trasformarsi in rissa. E se la conversazione è piacevole, perché non chiedere il numero di cellulare al vostro interlocutore? Una volta arrivati in stazione potreste pentirvi di non averlo fatto.

Il treno vi fornisce anche un’occasione unica che il viaggio in auto o in aereo non possono concedervi: ammirare senza alcun problema il paesaggio che scorre davanti al finestrino. Soprattutto se viaggiate in Intercity o in regionale, potrete soffermarvi su dettagli che non avete mai visto e scoprire panorami mozzafiato. Chissà che non possano diventare la meta del vostro prossimo viaggio. Lo scrittore Roberto Bolaño diceva che ogni cento metri il mondo cambia, quindi nel vostro viaggio scoprirete infiniti mondi. Un piccolo trucco per chi vuole conoscere il nome dei luoghi che lo hanno affascinato durante il viaggio sulle rotaie: annotate la stazione precedente e quella successiva o chiedete informazioni al vostro vicino. Una piccola indagine che vi permetterà di sapere il nome della vostra prossima destinazione.

Il cantautore Fabrizio De Andrè in una sua canzone diceva per la stessa ragione del viaggio, viaggiare. Perché non seguite la sua ispirazione e approfittate del tempo in treno per pianificare il vostro nuovo itinerario? Scegliete la vostra prossima città, pianificate la durata della vostra vacanza, calcolate il budget e non preoccupatevi per il viaggio: a offrirvi le tariffe migliori ci pensiamo noi. Non resta che un ultimo piccolo passo: scegliete con chi condividere il prossimo viaggio ed iniziate a contattarlo; in coppia o in gruppo visitare le città è sicuramente più divertente.

Se siete in vacanza, studiare e conoscere la vostra destinazione potrà aiutarvi a goderne meglio le bellezze. Se vi siete già documentati sul web - e su Trainline, ovviamente - non vi resta che chiedere altre informazioni ai vostri vicini di posto: nessuno può spiegare meglio una città rispetto a chi già la conosce. In particolare, fatevi fornire delle 'dritte' sui luoghi in cui mangiare e sul loro costo, in modo da evitare spiacevoli sorprese nel piatto o al momento della presentazione del conto.

Vi lamentate di non avere mai tempo per finire il romanzo che giace ormai da mesi sul vostro comodino? Questa è l’occasione giusta per arrivare all’ultima pagina. Siccome niente riesce a soddisfare di più un lettore che finire un intero libro in un giorno, vi consigliamo di scegliere la lunghezza del vostro romanzo in base alla durata del viaggio. Quelle cento pagine finite in tre ore, proprio a ridosso dell’arrivo, scateneranno la vostra felicità di lettore. Se volete un libro che si 'abbini all’ambiente', potrete anche scegliere un’opera che abbia come protagonista il treno; vi consigliamo il classico sempreverde di Agatha Christie 'Assassinio sull’Orient Express' e 'L’Italia in seconda classe' di Paolo Rumiz, in cui l’autore descrive il suo tour della penisola sulle rotaie.

Così come per i libri, anche per i film il treno può essere l’occasione per 'recuperare' un’opera che a casa non riuscite proprio a vedere perché vi addormentate sul divano dopo una giornata di lavoro. Alcuni treni offrono un servizio cinema, ma, se preferite vedere un film sul vostro pc, ricordatevi di portare le cuffie e magari evitate le opere horror, perché il vostro vicino che spia quello che guardate potrebbe essere suggestionabile. Se cercate film ambientati sul treno possiamo consigliarvi 'Prima dell’alba', una storia d’amore fra due ragazzi che si conoscono in viaggio. Chissà che non possiate riviverla proprio con la persona che avete di fronte.

Siete iperattivi e non riuscite proprio a restare fermi? Amate il movimento e fate lunghe passeggiate ogni giorno? Potete sgranchire le gambe passeggiando lungo le carrozze. Un treno ne ha mediamente dieci e percorrendolo un paio di volte potrete soddisfare la vostra voglia quotidiana di fitness. È un modo semplice anche per conoscere altre persone e 'spiare' le differenze di gusti e abitudini dei viaggiatori. Questa piccola passeggiata, ovviamente, è sconsigliata a ridosso della vostra fermata: potrebbe trasformarsi in una corsa a ritroso per recuperare i bagagli.

Sia che siate socievoli, sia che preferiate restare in disparte, le carte da gioco sono un ottimo antidoto alla noia in treno. Potrete invitare il vostro vicino a giocare a scopa, briscola o scala quaranta, oppure approfittare dell’occasione per scoprire tutti i trucchi di un gioco che non avete mai imparato. Ovviamente sconsigliamo il Machiavelli che richiederebbe lo spazio di un’intera carrozza. Se preferite giocare per conto vostro nessun problema: esistono innumerevoli tipi di solitario tutti da scoprire.

Al ritorno dalla vacanza vi aspettano impegni di lavoro massacranti? Dovete ancora rispondere a quella mail importante, ma non ne avete mai avuto il tempo? Il viaggio in treno può essere l’occasione ideale per smaltire l’agenda e programmare il lavoro al vostro ritorno. Trasformando il vostro sedile e il tavolino in un piccolo ufficio, potrete allontanare gli incubi lavorativi e iniziare senza ansia la vacanza, una volta arrivati in stazione. E se non riuscirete a concludere tutto ricordatevi che c’è sempre il viaggio di ritorno. Un piccolo consiglio: evitate lunghe telefonate, potreste distrarre il vostro vicino mentre cerca di concludere un solitario.

Il viaggio è una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno spiegava lo scrittor Guy de Maupassant. Quindi l’ultimo, e forse più importante segreto, è di godervi ogni istante del vostro percorso in treno, di immergervi in un sogno, facendovi accompagnare dal dolce suono delle rotaie e dalle immagini che scorrono davanti ai vostri occhi. Ogni viaggio è diverso dall’altro: scopritene la sua unicità.

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